Reddito di cittadinanza al via: "Pronti alla sfida, caos sui navigator"

Afol modello per la riforma dei centri per l’impiego: regole ancora incerte

Il direttore generale dell’Afol Met Giuseppe Zingale

Il direttore generale dell’Afol Met Giuseppe Zingale

Milano, 21 febbraio 2019 - «La preoccupazione nasce quando le regole non sono chiare: noi siamo pronti ad affrontare la sfida, e sono convinto che le istituzioni italiane ce la faranno». La sfida si chiama reddito di cittadinanza e riforma dei centri per l’impiego, mentre inizia il conto alla rovescia in vista del 6 marzo, quando i cittadini potranno iniziare a presentare le domande. Giuseppe Zingale, direttore generale dell’Agenzia Formazione Orientamento Lavoro (Afol) Metropolitana, società partecipata dai Comuni che gestisce sette centri per l’impiego, è in prima linea in una partita che, tra i punti interrogativi, vede il ruolo dei navigator, i tutor che dovranno guidare verso il reinserimento lavorativo.

I circa seimila navigator che verranno assunti a livello nazionale si affiancheranno al personale dei centri per l’impiego. Come avverrà il loro inserimento?

«Bisogna ancora capire chi sono e di cosa si dovranno occupare i navigator. Dovranno avere una conoscenza del tessuto imprenditoriale lombardo e avere un ruolo di “job account”, altrimenti rischiano di essere inutili e creare solo confusione».

Quanti ne verranno assegnati ad Afol?

«In Lombardia dovrebbero essere 586, e in linea teorica il 20% dovrebbe essere assegnato alla Città metropolitana. Parliamo di circa 100-150 persone, che si aggiungeranno al personale aggiuntivo previsto per il potenziamento dei centri per l’impiego e alle 1.600 unità a livello nazionale, tra cui 43 per Afol, già definite dal precedente Governo. Noi ci stiamo muovendo ma attendiamo certezze, non ci sono ancora i decreti attuativi e aspetti importanti devono essere definiti in sede di conferenza Stato-Regioni».

Il tempo vola e presto inizierà l’erogazione del reddito. Come vi state organizzando?

«Abbiamo avuto diversi incontri con l’Inps, con la Regione, le Poste e gli altri soggetti interessati. Sicuramente installeremo un desk informativo nei nostri centri, ma il vero punto di svolta sarà capire quante saranno effettivamente le persone interessate dal reddito di cittadinanza. Sul territorio coperto da Afol la stima della Regione sulla base dell’Isee è di 106.000 nuclei familiari: secondo noi la quota effettiva sarà più bassa. La nostra macchina è pronta, in ogni caso ci sarà un aumento del lavoro e delle incombenze. Afol e in generale il modello pubblico-privato lombardo funziona, vogliamo fare da apripista».

Si sta già verificando un afflusso di persone che chiedono informazioni sul reddito?

«Su circa 213.083 accessi nel 2018, con 23.788 persone che hanno avviato un percorso di ricollocazione, quelli legati al reddito sono pochissimi. Le persone hanno capito che si trattava di un provvedimento ancora embrionale».

Intanto i sindaci hanno espresso il loro allarme per le ricadute sui Comuni.

«Si tratta di una misura complicata, e i servizi sociali potrebbero andare in affanno. La preoccupazione nasce quando c’è incertezza».

I venti di crisi, con ripercussioni sui posti di lavoro, potrebbero mettere a rischio la riforma?

«Per creare lavoro e rilanciare l’economia serve una politica industriale, incentivare nuove imprese intervenendo su fisco e burocrazia. Compiti del Governo».

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