Milano – “Le modalità, le circostanze e la serialità dei reati denotano una spiccata professionalità degli indagati, che agiscono in branco, secondo un collaudato modus agendi: accerchiano le vittime in gruppo, in luoghi pubblici, mostrando una particolare sfrontatezza delinquenziale ed esibendo personalità non facilmente controllabili, inclini alla violenza e alla sopraffazione e insofferente rispetto alle prescrizioni”. È l’identikit dei rapinatori arrestati nelle ultime ore dagli agenti della Polfer, nelle parole usate dal gip Silvana nell’ordinanza. Nel mirino cinque diciottenni egiziani, tre dei quali già detenuti a San Vittore. Tre i raid ricostruiti nell’indagine, tutti andati in scena nell’area alla stazione Garibaldi, da tempo centro di gravità permanente di bande di giovanissimi.
L’inchiesta dei poliziotti coordinati dal dirigente Nunzio Trabace scatta nella tarda mattinata del 29 maggio, quando un ispettore vede quattro ragazzi nordafricani che scendono di corsa le scale che da viale don Sturzo portano allo scalo ferroviario; sospettando che sia successo qualcosa, li insegue lungo il corridoio che porta in via Farini, ma ne perde le tracce al Monumentale. A quel punto, torna indietro e arriva davanti a un chiosco: lì alcuni clienti gli dicono che poco prima un diciannovenne è stato derubato della collana d’oro e tramortito con lo spray al peperoncino. Gli investigatori riescono a risalire al rapinato, che nel frattempo si era allontanato, e si fanno raccontare com’è andata, trovando poi riscontri nelle immagini delle telecamere. I filmati rimandano i movimenti sincronizzati della gang: uno, Amer H., affianca il malcapitato e strappa la collana; gli altri tre lo coprono, pronti a intervenire. Tre ore dopo i fatti, uno dei presunti autori, Mohamed A., viene intercettato in piazza Freud, davanti all’ingresso della stazione, e fotosegnalato: lineamenti del viso e abiti lo collocano con certezza sul luogo del blitz. Lo stesso vale per H., che verrà arrestato alle 5.15 dell’8 giugno per una rapina pluriaggravata, e per i due complici under 18 indagati in un procedimento parallelo dalla Procura per i minorenni.
Alle 7.15 del 31 maggio, H. e A. tornano in azione, stavolta insieme ai coetanei Hamdy K. e Hussei A.: puntano un trentaquattrenne bengalese diretto a Pioltello. Uno si avvicina e gli chiede un’informazione su un treno per Novara, ma in realtà vuole solo controllare da vicino la qualità della collana d’oro che l’uomo indossa (del valore di 2mila euro). Appena la vittima sale a bordo del convoglio fermo al binario 1, A. gli strappa da dietro la catenina e scappa con i quattro complici (compreso un minorenne); il bengalese ne raggiunge uno, ma viene ferito con un fendente al dorso della mano.
E arriviamo alla serata del 5 giugno: alle 22.35, Mohamed H. e un complice minorenne agganciano un ventenne egiziano che sta andando a prendere il tram in viale don Sturzo e lo depredano della collana. H. finge inizialmente di aiutarlo, ma lo aggredisce ancora insieme agli altri due: gli svuotano sul volto una bomboletta di spray e gli prendono 200 euro dal portafogli. Pure in quest’occasione, il software e alcune foto su TikTok si riveleranno decisivi per chiudere il cerchio.