DIEGO VINCENTI
Cronaca

Quando la violenza è “Dentro“ casa: "Possiamo scegliere di cambiare"

Giuliana Musso esplora un tema considerato ancora tabù perché si sviluppa nel contesto familiare. Sul palco del Piccolo “Grassi” dal 14 al 18 febbraio: con lei a dividersi la scena anche Maria Ariis.

Quando la violenza è “Dentro“ casa: "Possiamo scegliere di cambiare"

Quando la violenza è “Dentro“ casa: "Possiamo scegliere di cambiare"

Vent’anni di teatro d’indagine. A scavare nella realtà. Fra le pagine chiare e le (tante) pagine scure. Scrittura inconfondibile quella di Giuliana Musso. Che questa volta s’interroga sull’occultamento della violenza nel contesto familiare con "Dentro", dal 14 al 18 febbraio al Piccolo Teatro Grassi. Il racconto di un tabù. Con Musso anche in scena insieme a Maria Ariis.

Giuliana, come si è avvicinata a questo tema?

"È lui che si è avvicinato a me. La produzione mi aveva proposto di indagare il concetto di censura ma poi una seconda richiesta è arrivata dal mondo "reale", attraverso una donna che mi ha cercato per raccontare la sua storia e renderla condivisibile. Una storia di sospetto abuso familiare che ha gettato una nuova luce sul tema originario ma anche su elementi quali il segreto o il tabù".

Quest’ultimo pare centrale nel lavoro.

"Parlando con un magistrato è emersa la grande differenza fra i tre concetti. Se infatti la censura e il segreto possieduto un contenuto, silenziato poi per varie ragioni, il tabù è invece qualcosa che a monte non vogliamo conoscere. Perché il suo contenuto ipotetico farebbe crollare il sistema di valori su cui basiamo la società. Il tabù è dunque un prodotto culturale, che muta nel tempo".

E che quindi può essere modificato.

"Esattamente. Abbiamo un potere di trasformazione attraverso il nostro agire".

È stato difficile da affrontare? "No, anzi. È un po’ il tema dei temi che si lega al fatto che il teatro è in grado di alzare il velo, non magari con i toni della denuncia ma con quelli della condivisione. Personalmente poi lo sto vivendo come la conclusione ideale di vent’anni dedicati al teatro d’indagine".

Ha voglia di cambiare?

"Sì, motivo per cui mi sono messa in ascolto. Sono una convinta sostenitrice del silenzio quando non si ha nulla da dire. Vorrei che si facesse meno ma con urgenze più chiare. Mentre il sistema teatrale con l’ultimo decreto ministeriale spinge a produrre in maniera esasperata, sprecando tantissima energia artistica ed ostacolando la distribuzione di tutta una serie di lavori". Vede un settore in sofferenza?

"Ci sono grandi falle e sento tanti colleghi con i miei stessi dubbi, mentre chiudono spazi e rassegne teatrali. Ma gli artisti vivono se vivono le opere, non i produttori".