Pronto soccorso per neonati, il primo al Melloni. E la voce di mamma nell'incubatrice

La nuova terapia intensiva del Macedonio Melloni: pronta nel 2017

Gli infermieri della Terapia intensiva neonatale

Gli infermieri della Terapia intensiva neonatale

Milano, 8 agosto 2016 - Un pronto soccorso per neonati, il primo di Milano e forse del mondo, dice Luca Bernardo, direttore del materno-infantile del Fatebenefratelli che include il Macedonio Melloni. Proprio qui deve nascere, "entro la fine dell’anno", il Ps riservato a bambini sotto il mese di vita, aperto dalle 8 alle 20 con pit stop in cui le mamme possano allattarli. L’idea è poi che dall’anno prossimo le mamme possano anche parlare coi minuscoli in terapia intensiva, attraverso microfoni installati in incubatrici ipertecnologiche, dotate di telecamera per il collegamento audio-video da casa, su canali protetti.

La riforma della sanità lombarda ha cambiato il destino del Pomm, sul quale, un anno fa, aleggiava ancora l’idea di trasferire l’Oftalmico: la fusione con Buzzi e Sacco, e il nuovo direttore generale della megazienda sociosanitaria Alessandro Visconti, vogliono rilanciare il Melloni nel nascente "Ospedale della mamma, del bambino e dell’età evolutiva". Mossa chiave, nel 2017, il trasferimento della terapia intensiva neonatale nell’edificio principale (che a ottobre avrà edicola, bar e chiesa). Oggi la Tin è staccata in una vecchia palazzina di proprietà dell’ex Provincia, che drena circa 200 mila euro l’anno in costi di gestione. Le puerpere per raggiungerla devono scendere tre piani con l’ascensore e passare sotto via Melloni e l’Istituto a custodia attenuata per madri detenute: alcune centinaia di metri di corridoio sotterraneo in saliscendi, ingentiliti dai palloncini dipinti dai bimbi della pediatria. La svolta che Visconti persegue dall’insediamento è arrivata con l’assestamento di bilancio della Regione: un ordine del giorno voluto da Forza Italia ha portato 680 mila euro, il dg ha limato il preventivo e assicura che "basteranno". La nuova Tin sarà al terzo piano, sopra la Patologia della gravidanza trasferita e rifatta a maggio, in 350 metri quadrati di vecchie sale operatorie. Bernardo mostra sul telefonino immagini ispiratorie dallo svedese Karolinska. Un impianto molto più moderno: le incubatrici non più intorno a un tavolo ma in stanze singole trasparenti, dove la mamma possa stare h24, ed entri tutta la famiglia, fratelli e nonni inclusi.

Il collegamento audiovisivo è allo studio con un colosso delle telecomunicazioni. Ci sarà una "discharge room", in cui i genitori faranno la prova generale accudendo il bimbo nelle ultime 48 ore sotto la supervisione delle infermiere. La Neonatologia andrà al posto della Ginecologia, e questa dov’era prima la Patologia della gravidanza: tutte sullo stesso piano. E tutti sotto lo stesso tetto, con gli uffici e la nuova aula del professor Mauro Busacca, primario di Ginecologia, trasferiti da un sotterraneo dell’ex Provincia (paga l’università). Alla fine ci saranno "8-10 posti di Tin, oltre ai 20 di patologia neonatale e a 50 culle per fisiologici": sono meno delle 12 incubatrici accreditate, ma la nuova Asst col Buzzi ora ha due delle quattro Tin di Milano (14 posti attivi e 661 ricoverati nel 2015) e "vanno differenziate", sottolinea Bernardo: in via Castelvetro i gravissimi e i chirurgici, qui i prematuri, i respiratori, i neurologici. Oltre alla possibilità di attivare 4 posti rimasti sulla carta. E portare le tecnologie al livello del personale che già fa competere l’ospedale in Europa. "Con un piccolo investimento - commenta il consigliere regionale azzurro Fabio Altitonante, che l’ha promosso - ecco le prime azioni concrete della riforma".

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