ANDREA GIANNI
Cronaca

Task force “a caccia” di chi ha perso il posto, obiettivo: trovare lavoro. E il 12% delle donne ha già un nuovo impiego

Il progetto Cob23 si estende a un bacino potenziale di 60mila milanesi Test del Centro per l’impiego: le ditte cercano, telefonate a chi è rimasto a casa

Nuove opportunità per chi ha perso il lavoro

Nuove opportunità per chi ha perso il lavoro

Una squadra di operatori va a caccia di tutte le persone che hanno perso il lavoro, contattandole al telefono per convincerle a riattivarsi, mettendo sul tavolo le offerte disponibili in un mercato del lavoro che in questo periodo è alla ricerca di figure professionali più o meno qualificate. Un bacino potenziale di 60mila milanesi che potrebbero essere coinvolti nel progetto appena avviato dal centro per l’impiego di Milano, gestito da Afol Met, che si propone come "una sperimentazione unica a livello nazionale" rivoluzionando le logiche delle politiche per il lavoro. Se il disoccupato non si attiva per cercare un nuovo lavoro, sono gli uffici specializzati nell’incrocio fra domanda e offerta che vanno a bussare alla sua porta per aiutarlo a ricollocarsi.

"Il nostro obiettivo è non lasciare indietro nessuno – spiega Maurizio Del Conte, presidente di Afol Met – e dall’altra parte aiutare le imprese che in questo momento stanno cercando personale a trovare rapidamente le risorse, agendo anche il collaborazione con le agenzie per il lavoro private. Tra i centri per l’impiego in Italia siamo i primi a rendere strutturale un progetto del genere, che parte dalla sperimentazione riuscita della nuova misura Cob23".

La Cob23 è un progetto lanciato nell’ambito del Patto promosso dall’assessora alle Politiche per il lavoro del Comune Alessia Cappello, che riunisce sindacati, imprese, associazioni di categoria e anche i centri per l’impiego. Seimila donne milanesi rimaste disoccupate sono state contattate al telefono, nei mesi scorsi, dagli operatori Afol per aiutarle a riattivarsi. E i risultati raggiunti sono stati superiori alle aspettative. Il 90% ha risposto alla chiamata, tra queste il 39% ha accettato di farsi prendere in carico dal centro per l’impiego partecipando a un percorso di formazione e riqualificazione professionale. Il tasso di inserimento, infine, è del 12%: hanno trovato un nuovo lavoro (non si sa se stabile o precario), uscendo dal bacino dei disoccupati e degli inattivi.

"Sulla base di questi risultati – prosegue Del Conte – abbiamo deciso di estendere il progetto a tutti, uomini e donne, su una scala molto più vasta. Il primo passo è stato formare una ventina di operatori che cercano di superare l’iniziale diffidenza di molte persone, spiegando che non stanno cercando di vendere niente ma di offrire un servizio completamente gratuito e utile per ricollocarsi. Uno degli ostacoli da superare è la non obbligatorietà dell’inserimento del numero di cellulare nella comunicazione sulla cessazione di un contratto. Se manca il cellulare, è impossibile contattare la persona che perde il lavoro".

I numeri di telefono vengono “pescati“, attraverso un algoritmo, dall’immenso database delle comunicazioni obbligatorie che le imprese sono tenute a presentare al centro per l’impiego non appena viene meno un rapporto di lavoro. Se nell’arco dei successivi sei mesi il disoccupato non ha trovato un nuovo posto, e rischia quindi di entrare a far parte dell’esercito degli inattivi, gli operatori lo chiamano per comunicargli la possibilità di essere preso in carico e conoscere le offerte di lavoro disponibili anche attraverso le agenzie private. Si avvia così un percorso finalizzato al suo ricollocamento. L’iniziativa è già partita nel centro per l’impiego di Milano, con l’obiettivo di estenderla alle strutture dislocate in altri Comuni della Città metropolitana.

Una riorganizzazione resa possibile anche grazie al potenziamento degli organici dei centri per l’impiego legato alla partita del reddito di cittadinanza. Grazie alle risorse e ai nuovi concorsi, infatti, il personale è quasi raddoppiato, permettendo così di sperimentare nuovi progetti, anche attraverso le tecnologie. Il periodo, con numerose aziende alla ricerca di personale, è propizio.