Per noi 18enni apatia e sfiducia i peggiori nemici

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Sara

Pizzocolo*

All’inizio del lockdown ho avuto più tempo per me stessa, per conoscere meglio le mie passioni e capire la persona che desidero diventare. Con il passare del tempo le cose positive sono andate perdendosi perché il mio tempo è stato completamente risucchiato dalla scuola per recuperare i programmi scolastici. A causa della DAD prolungata i miei compagni ed io abbiamo avuto problemi di vista. Alcuni hanno già iniziato a portare gli occhiali anche soltanto da riposo senza contare che abbiamo spesso mal di testa, crisi di panico e pianti sempre più frequenti. A tutto questo, ultimamente, si sta aggiungendo un po’ per tutti, un senso generale di apatia che ci attanaglia: qualsiasi cosa ci accade, ci scivola addosso come se non fosse importante. Presto ci sarà l’esame di maturità, ma non sento assolutamente agitazione o ansia, piuttosto una sensazione di assenza dalla realtà che mi porta a non considerarmi in questo mondo. Una situazione alternata a momenti in cui mi accorgo dei compiti o di ciò che devo studiare a breve. E questo mi porta ad agitarmi portandomi a crisi. Non capita solo a me, ma anche a molte mie compagne di classe. La mia paura principale è di non riuscire ad andare come mi ero prefissata a scuola, di non riuscire a raggiungere gli standard che implicitamente o esplicitamente incombono su di me da parte degli altri. Il futuro mi appare molto incerto e difficile da mettere a fuoco. Credo che succeda a tutti. Sicuramente mi risulta difficile pensare che ritorneremo a fare quello che facevamo prima della pandemia. Cosa mi resta di questa esperienza? Ho imparato a non dare nulla per scontato, neanche le piccole cose.

*Studentessa Liceo artistico

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