Partner violento e anche capo "Donne due volte vittime"

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Casi rari ma reali, quelli di donne che si trovano a essere due volte vittime: maltrattate tra le mura domestiche e “costrette“ a vedere il proprio aguzzino anche fuori casa, tutti i giorni, perché è anche il loro datore di lavoro. "Il meccanismo di elaborazione del trauma da violenza diventa molto più complesso, proprio perché la donna in questo caso è due volte vittima" spiega Mitia Rendiniello (nella foto), psicologa e psicoterapeuta del Soccorso violenza sessuale e domestica della Clinica Mangiagalli. E di conseguenza anche uscire dall’incubo diventa doppiamente complicato, perché la vittima non solo deve lottare contro la violenza domestica ma deve anche entrare nella prospettiva di lasciare il posto di lavoro, che diventa incompatibile con la sua serenità.

Le sono capitati molti casi di questo tipo?

"No. E mi viene da dire “per fortuna“ perché una donna che si trova in una situazione del genere è una donna che ha perso tutto: alla violenza si aggiunge la perdita del lavoro, dato che è impensabile mantenere un rapporto quotidiano di subalternità lavorativa con la persona “maltrattante“. Le donne arrivate da me avevano una relazione affettiva con il proprio superiore e, una volta che hanno preso consapevolezza dei maltrattamenti, hanno dovuto cercare di uscire non solo dalla relazione affettiva ma anche trovare un’alternativa dal punto di vista lavorativo".

La questione quindi si complica...

"Enormemente. Perché avere un’occupazione, essere indipendente, è alla base della lotta al maltrattamento. In una situazione di sudditanza, la donna vittima di violenza si domanda “ora cosa faccio?“, perché l’interruzione della relazione violenta si ripercuote anche in ambito lavorativo. Il processo per uscirne è molto più lungo. Paradossalmente, non può neppure avere accesso al congedo indennizzato per le donne vittime di violenza di genere, erogato dall’Inps, perché l’attivazione dell’iter significherebbe far scoprire al proprio superiore e aguzzino che lei ha intrapreso un percorso per uscire dalla violenza. Capita anche il “ricatto“: la proposta di una buona uscita in cambio del ritiro della denuncia di maltrattamento".

Cosa può fare una donna “due volte vittima“?

"I passi da compiere sono gli stessi per tutte le donne vittime: rivolgersi a un centro anti violenza, decidere se intraprendere un iter giudiziario e scegliere di farsi aiutare: c’è una via d’uscita, anche se il proprio partner è il proprio datore di lavoro. Nei centri anti violenza, tra i vari servizi si può accedere a quello di orientamento lavorativo. In questo caso la situazione è molto più complessa, perché occorre rimettersi in gioco anche su questo piano. Ma insieme è possibile valutare tutte le strade percorribili. Mai sentirsi sole".

Marianna Vazzana

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