Ortomercato Milano, i fantasmi di notte: schiavi per 2 euro all’ora

A decine scavalcano la recinzione per lavorare in nero. Dopo anni di denunce, nulla è cambiato

Lavoratori in nero sotto caporalato scavalcano i cancelli del Ortomercato di Milano

Lavoratori in nero sotto caporalato scavalcano i cancelli del Ortomercato di Milano

Milano, 23 luglio 2022 - Una bicicletta del bike sharing, appoggiata in verticale, viene usata come rampa per oltrepassare la recinzione. Il palo con la telecamera sulla sommità, montata per sorvegliare l’area, diventa una pertica per calarsi in una manciata di secondi all’interno dell’ortomercato di Milano. Gruppi di uomini, dall’aspetto nordafricani, si nascondono dietro i camion parcheggiati quando passano le pattuglie della polizia locale.

Schiavi per 2 euro all'ora

Iniziano a scavalcare attorno alle 4, per lavorare in nero all’interno dell’immensa area in via Lombroso, alla periferia di Milano. Quando entrano i primi camion, verso le 5, si fanno trovare pronti. Braccia usate per caricare casse di frutta e verdura, destinate a negozi e mercati rionali. Si spaccano la schiena per 20, massimo 30 euro, alcuni sono pagati poco più di due euro per un’ora di lavoro in nero. Un fenomeno che controlli e investimenti sulla vigilanza non sono ancora riusciti a fermare. Un’inchiesta de Il Giorno , agosto dell’anno scorso, aveva documentato le intrusioni notturne, anche creando “piramidi umane“ per varcare la recinzione. Un anno dopo siamo tornati sull’area. E, purtroppo, ben poco è cambiato.

Fantasmi di notte all'Ortomercato

I lavoratori in nero continuano a scavalcare, a piccoli gruppi. In un’ora, tra le 4 e le 5, ne abbiamo contati una cinquantina, incuranti di telecamere e vigilanti. Una scena che si ripete, invariata, tutte le notti nel mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, dove lavorano regolarmente circa duemila persone, operano un centinaio di grossisti e quattro cooperative. Una volta dentro la “città della frutta“, gli abusivi sanno dove andare. Sono reclutati da caporali e intermediari, spesso originari dello stesso Paese, che offrono lavoro in nero in cambio di una quota dei magri guadagni. Violente risse scoppiano all’improvviso. Si verificano infortuni, richieste di denaro nei parcheggi. E c’è chi, scavalcando la recinzione, cade e si fa male. Lavoratori invisibili, spesso senza permesso di soggiorno. Alcuni di loro da anni si guadagnano da vivere in questo modo, e mantengono le famiglie rimaste in Egitto, Tunisia o Marocco. Ogni notte lavorano per pochi euro, anello della catena di sfruttamento che porta frutta e verdura dai campi fino alle tavole degli italiani, con prezzi che lievitano mese dopo mese. Sogemi Spa, la società che per conto del Comune di Milano gestisce i mercati agroalimentari all’ingrosso (ieri ha preferito non esprimere una posizione su fenomeno dei lavoratori in nero, in passato denunciato più volte anche dai sindacati), ha introdotto un sistema di badge e controlli agli ingressi, su auto e pedoni, per evitare accessi abusivi. Ma, ogni notte, decine di persone raggiungono a bordo dei bus della linea 90-91 l’area che si estende su 490mila metri quadrati alla periferia di Milano e scavalcano le barriere.

Un fiume di soldi nelle tasche dei caporali

Un mercato grande come una città, con le sue regole e le sue dinamiche, contrassegnato dalla mascotte di Expo che nel 2015 portò Milano sulla ribalta internazionale. Chi lavora in nero conosce i varchi meno presidiati e senza telecamere, i tratti di recinzione dove il filo spinato inspiegabilmente si interrompe e quelli dove è facile entrare senza essere notati, per poi confondersi fra la folla. I caporali chiedono cinque o dieci euro a testa, una quota dei magri guadagni di una notte, in cambio della possibilità di lavorare in nero. Piccole somme che, moltiplicate, fanno un fiume di denaro nelle tasche degli intermediari. Richieste di soldi anche nei parcheggi, raccontano all’ortomercato, e chi non paga rischia di trovarsi le ruote del camion bucate. Di giorno, quando l’area si svuota, restano le biciclette appoggiate alla recinzione, alla luce del sole, pronte per essere usate. Le telecamere continuano a riprendere la strada, montate su pali che di notte, ultima beffa, vengono sfruttati per calarsi oltre la barriera.

(1, continua)

 

 

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