ANNA GIORGI
Cronaca

Omicidio nella panetteria di Gambara: Raffaele Mascia ha sparato solo perché “infastidito”

Il giudice ha convalidato il fermo del 21enne figlio del titolare e disposto la custodia a San Vittore. Il ragazzo ha raccontato al giudice di essere stato “provocato e minacciato” dalla vittima, ma non ci sono riscontri

La panetteria di Gambara e il killer Raffaele Mascia

La panetteria di Gambara e il killer Raffaele Mascia

Milano – Resterà in carcere Raffaele Mascia, 21 anni, che nella panetteria di piazzale Gambara, gestita dal padre, ha preso la pistola e ha ucciso l’ucraino Ivan Disar, 49 anni, e ha ferito il connazionale 26enne Pavel Koresko. Il gip Luca Milani ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare come richiesto dal pm Carlo Enea Parodi nell’inchiesta della Squadra mobile.

Due giorni fa il giovane, assistito dai legali Giuseppe Alessandro Pennisi e Valentina Camerino, era stato interrogato dal pm nel carcere di San Vittore, dove è detenuto dal 17 febbraio per il fermo con le accuse di omicidio e tentato omicidio aggravati dai futili motivi e porto illegale dell’arma. Secondo la versione di Mascia, quel pomeriggio nella panetteria sarebbe stato minacciato dai due e per quello avrebbe reagito, perdendo la testa. Nella testimonianza resa dalla donna che era in compagnia dei due ucraini, però, non c’è traccia delle presunte minacce.

Per ora dalla sua versione è emerso che il giovane avrebbe reagito perché si sarebbe sentito infastidito dalla presenza nel locale dei due, dalle loro parole e dai loro comportamenti. Il padre del 21enne a verbale ha spiegato che in passato Disar, elettricista, gli aveva proposto di far lavorare suo figlio con lui, ma che lui stesso gli aveva detto di no, perché, a suo dire, il ragazzo non era pronto.

L’amica dei due ucraini ha messo a verbale che subito, quando era entrato nella panetteria quel pomeriggio, il 21enne gli era sembrato teso. Disar, che lo conosceva sin da bambino, ha cercato di abbracciarlo, stando alla testimonianza, e si è detto disponibile a cercare un lavoro come elettricista per lui, ma il giovane ha risposto che lui non aveva esperienza. Proprio in quel momento Mascia ha preso la pistola calibro 38 nel retrobottega e ha sparato.

Secondo la versione del 21enne Disar lo avrebbe abbracciato stringendolo con forza al collo e lo avrebbe preso in giro dicendogli che non riusciva a lavorare sui quadri elettrici. Avrebbe, poi, subito minacce di morte. Ha detto di aver avuto paura di non riuscire a proteggere il padre. Per il giudice agli atti non c’è alcun elemento che dimostri che i due fossero persone pericolose e che volessero fare del male. Nessuna legittima difesa, dunque. Per il giudice si è trattato di una spedizione punitiva.