Olimpiadi 2026, è ufficiale: Milano con Cortina

L’Italia punta su Lombardia e Veneto per i Giochi invernali del 2026. L’ira di Torino, polemica sui fondi

Manca poco alle candidature per le Olimpiadi 2026 (foto repertorio)

Manca poco alle candidature per le Olimpiadi 2026 (foto repertorio)

Milano, 2 ottobre 2018 -  Ormai è ufficiale. Milano-Cortina d’Ampezzo è la candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026. Il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) Giovanni Malagò ieri ha scritto una lettera al numero uno del Comitato olimpico internazionale (Cio) Thomas Bach in cui gli comunica che la scelta dell’Italia è caduta sulle due città del lombardo-veneto «con il sostegno politico del nostro Governo» e aggiunge: «Stiamo presentando un progetto innovativo, secondo le linee dell’Agenda 2020 e le nuove norme, un progetto che includerà non solo Milano e Cortina ma anche la Lombardia e il Veneto, entrambe pronte a sostenere l’offerta e fornire le garanzie».

Le ultime parole della lettera di Malagò sono importanti: dovranno essere le due regioni del Nord a trovare i 380 milioni di euro necessari per realizzare i Giochi insieme agli 800 milioni di euro forniti direttamente dal Cio. Sì, perché per ora il Governo italiano sostiene politicamente ma non economicamente la candidatura delle due città. Il vicepremier Luigi Di Maio ieri è intervenuto per ribadire la linea dell’esecutivo: «Dopo che è saltata l’ipotesi a tre Milano-Torino-Cortina, la nostra posizione è semplice e chiara: chi vuole fare le Olimpiadi se le paga da solo o le Olimpiadi non si fanno».

Il leader del M5S Di Maio, in altre parole, spalleggia politicamente la sindaca pentastellata di Torino Chiara Appendino, che appena venuta a sapere della lettera di Malagò al Cio è andata all’attacco: «Milano-Cortina è una candidatura per noi incomprensibile, si tratta di andare a costruire ed edificare dove non ci sono impianti. Torino era la meno costosa (il capoluogo piemontese ha ospitato i Giochi invernali nel 2006, ndr). Chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarla al Paese». La Appendino va oltre e chiede al Coni di «portare in votazione i dossier, la candidatura di Torino è ancora in campo». Malagò, poco dopo, replica così alla sindaca piemontese: «Tutto si può dire tranne che non siamo stati disponibili e sostenitori del fatto che Torino fosse della partita. Da parte del Coni nulla di ostativo, anzi». Il tempo per un voto del Coni sui dossier Milano-Cortina contro Torino, però, non sembra esserci. Domani e giovedì Malagò sarà a Buenos Aires per l’esecutivo del Cio, mentre l’8 e 9 ottobre, sempre nella capitale argentina, è in programma la sessione del Cio durante la quale saranno ufficializzate le candidature per i Giochi del 2026: oltre a Milano-Cortina, in lizza ci sono la svedese Stoccolma, la canadese Calgary e la turca Erzurum. La corsa verso il sogno a 5 Cerchi è appena iniziata, la votazione finale è prevista nel settembre del 2019 (a Milano o nella sede del Cio a Losanna). Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, intanto, professa ottimismo: «Quello del Coni è un passo necessario e tanto atteso, poi è chiaro che bisognerà lavorare e accelerare sulla preparazione di un ottimo dossier. Dopo aver convinto Coni e Governo, ora dobbiamo convincere il Cio».

Giovedì le delegazioni di Milano, Lombardia, Cortina e Veneto si incontreranno per la prima volta a Venezia per parlare proprio del dossier e dei fondi. Uno schema di massima c’è già. In caso di conquista dei Giochi, Milano ospiterà la cerimonia di apertura allo stadio di San Siro e dovrà realizzare un nuovo Palasport a Santa Giulia per ospitare le gare di pattinaggio di velocità su ghiaccio. Il Villaggio olimpico sarà sempre a Milano, nell’ex scalo Romana. Cortina, invece, ospiterà le gare di sci alpino, bob, slittino, skeleton e curling. Nel dossier preliminare sono stati inseriti anche la Valtellina (sci di fondo e biatlon), Livigno (freestyle), Bormio (snowboard) e Val di Fiemme (salto e combinata nordica). Quanto ai fondi nazionali da trovare, quello è compito dei governatori Attilio Fontana (Lombardia) e Luca Zaia (Veneto). Ma Zaia auspica che il Governo scenda in campo: «Non finanziare una manifestazione del genere vorrebbe dire porre fine su tutto il resto».

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