San Siro, Sala avverte Milan e Inter: "Diano garanzie sulla fine dei lavori"

Il sindaco fissa i paletti della trattativa

Il presidente del Milan Paolo Scaroni e l’a dell’Inter Alessandro Antonello

Il presidente del Milan Paolo Scaroni e l’a dell’Inter Alessandro Antonello

Milano, 17 ottobre 2019 - L’obiettivo è di «non rimanere con il cerino in mano». Il sindaco Giuseppe Sala commenta il «sostanziale assenso, pur condizionato» della Conferenza dei servizi del Comune al progetto presentato da Milan e Inter per la realizzazione di un nuovo stadio e di un distretto multifunzionale nell’area di San Siro e fa un passo avanti rispetto alle preoccupazioni espresse nelle scorse settimane.

Certo, quando i cronisti chiedono al primo cittadino quali siano le condizioni che i club dovranno rispettare per ottenere un via libera definitivo da Palazzo Marino, lui replica subito «se si trovasse una formula per non buttare giù San Siro sarebbe estremamente importante» (l’auspicio è che il Meazza possa essere riutilizzato con altre funzioni). Ma subito dopo Sala aggiunge «un’altra questione» lungo la strada dell’ok al progetto, cioè che i lavori per realizzare il nuovo stadio nell’attuale parcheggio di San Siro e il centro commerciale e i due o tre grattacieli per uffici e hotel nell’area limitrofa non si fermino a metà strada, nel caso in cui il Milan, l’Inter o entrambe le società calcistiche cambino proprietà nei prossimi anni: «Noi – sottolinea il sindaco – stiamo affidando alle squadre un progetto che non riguarda solo il nuovo stadio ma il ripensamento di un quartiere, un progetto che per essere completato richiederà anni. Allora il problema è come avere le garanzie che questo percorso non si interrompa, cioè trovare una formula che ci garantisca che se si parte si arriverà fino alla fine. Se no sarebbe un disastro per chi lì ci abita».

Sala pensa a una formula contrattuale nell’accordo tra Comune (proprietario dell’area e del Meazza) e i due club, «una garanzia che noi potremmo avere per far sì che non si rimanga con il cerino in mano». Il primo cittadino non lo dice esplicitamente, ma il suo timore è che il fondo Elliott, proprietario della società rossonera, venda il suo pacchetto azionario nel giro di due o tre anni, come previsto da alcuni osservatori di cose calcistiche. «Oggi il tema è che le società di calcio non sono più gestite da patron che lo fanno per passione ma sono business – conferma Sala –. Quindi una cessione di una o di entrambe le società prima della fine dei lavori a San Siro ci sta».

Il sindaco, infine, parla di un altro paletto posto dalla Conferenza dei servizi a Milan e Inter: la sostenibilità ambientale dello stadio e delle altre costruzioni nell’area. «Io do per scontato che queste nuove costruzioni avrebbero un’impronta ecologica straordinaria, non debbano inquinare». L’Ats di Milano propone addirittura di utilizzare il nuovo stadio solo per le partite e non per concerti per evitare l’inquinamento acustico. Sala non è d’accordo: «Le squadre dicono che ci sarebbe meno inquinamento acustico rispetto ad oggi perché l’impianto sarebbe un po’ infossato e meglio insonorizzato».

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