Incendio Notre Dame. E il Duomo di Milano? Acchiappa fumo, aragonite e oltre cento custodi

Così si difende la Cattedrale. Viaggio dalle guglie ai sotterranei: ecco gli ambienti sorvegliati speciali

Il Duomo

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Milano, 17 aprile 2019 - Dalle guglie ai sotterranei: il viaggio nel cuore del Duomo, alla ricerca dei punti sensibili e delle risorse messe in campo per proteggerli, parte dai cantieri eterni della Veneranda Fabbrica. A guidarci è Francesco Canali, direttore dei cantieri. Al suo fianco cento persone, che si occupano quotidianamente del simbolo di Milano. Premessa d’obbligo all’indomani dai fatti di Parigi: «È un viaggio che facciamo accompagnati da persone che di mestiere fanno quello, che si prendono cura della cattedrale di Milano. E in questo, purtroppo, siamo rimasti in pochi in Europa». Qui sta la prima differenza. «E non è solo un problema di Notre Dame: in Francia gli edifici di culto sono stati tutti nazionalizzati e le risorse di conseguenza distribuite con grande fatica – continua Canali –. Milano in questo è un’isola felice insieme a Colonia e poche altre, anche se bisogna ingegnarsi per trovare le risorse.Tutto si può migliorare, tutti si sbaglia, l’incidente può capitale ma avere una macchina interna che si occupa di questo tutti i giorni è la risposta migliore per questo tipo di problematiche».

Se il cantiere finito sotto la lente a Parigi è per un appalto da 4 milioni di euro spalmati in quattro anni, il budget per salvaguardare il Duomo ammonta a15 milioni l’anno. Di questi circa il 5-10 per cento viene speso nella sicurezza, dagli impianti alla formazione. Con questa consapevolezza saliamo fra le guglie. «Le parti alte del Duomo sono tutte in marmo di Candoglia, con i pezzi fissati l’uno all’altro da leganti, malta e catene metalliche, dal punto di vista del rischio incendi scendiamo tranquilli, anche se ogni cattedrale ha il suo problema e il nostro materiale, così singolare, si sgretola all’interno - ricorda Canali –. Le due ispezioni l’anno per prevenire ogni distacco trovano qui la loro ragione d’essere». Scendiamo “tranquilli” fino alle sordine, gli ambienti di servizio fra la volta e la copertura, percorribili solo dagli addetti ai lavori. «Sono spazi attraversati da impianti tecnologici, sostanzialmente di illuminazione - spiega il direttore -, che un anno fa abbiamo terminato di proteggere con un impianto rilevazione fumo».

Non sono pericolosi tanto per il materiale che li circonda ma perché sono luoghi poco frequentati e presidiati: «Avevamo il timore che se fosse successo qualcosa lo avremmo visto troppo tardi», precisa Canali. Scendendo ancora si entra in cattedrale, con la sua struttura definita da marmo e mattoni. Ci sono però arredi lignei: il coro in particolare e il sorvegliato speciale numero uno: l’organo, del quale è appena stato avviato il restauro. Anche qui c’è un impianto di rilevazione fumo. «Qualche preoccupazione lo desta - ricorda la guida - anche perché c’è una statistica negli edifici religiosi di incendi propagatisi dagli organi che hanno parti molto sottili e infiammabili, hanno le pelli, il mantice, e sono attraversati da flussi di aria in pressione che in caso di innesco amplificano gli effetti». Qui sarà rifatto ex novo anche l’impianto elettrico. Accanto all’organo ci sono due depositi sopra le sagrestie, che contengono i quadroni di San Carlo e i quadroni della Croce. Altro punto monitorato da un impianto rivelazione fumo e uno di spegnimento automatico. «Se dovesse succedere qualcosa l’aragonite in pressione viene rilasciata e riempie l’ambiente che, saturandosi di questo gas inerte, soffoca l’incendio». Evitando i danni dell’acqua.

Dentro le sagrestie ci sono arredi lignei e, in particolare, in quella a nord c’è stato l’unico vero incendio mai registrato in duomo, la notte di natale del 1610. «gli annali riportano la scritta: “la colpa del chierico” - racconta il direttore della fabbrica –, perché in sagrestia c’erano bracieri per scaldarsi». impianto di rilevazione fumo anche qui. addentrandoci nel ventre della cattedrale ci sono i locali ipogei, di servizio, con un impianto di spegnimento automatico ad acqua perché non ci sono parti preziose da preservare. «i sistemi di controllo sono tutti centralizzati - sottolinea il direttore -. una postazione pc visualizza gli allarmi e se il duomo è chiuso e viene rilevato qualche sospetto parte immediatamente la chiamata al capo cantiere e ai vigili del fuoco». che lavorano gomito a gomito per prevenire possibili scenari. le candele? ci sono ancora, ma si spengono di notte e di giorno sono sotto gli occhi del personale e lontani da punti sensibili. «quella di proteggere il duomo è una scommessa che i milanesi devono essere orgogliosi di vincere - chiude il nostro virgilio –. ci si rende conto oggi, guardando le immagini di parigi, di come certe cose si danno per scontate. quello che è successo sicuramente non ci farà cambiare programma».

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