GABRIELE
Cronaca

Non dimentichiamo il sacrificio di Antonio, il macchinista eroe

Macchinista muore sul lavoro ma salva passeggeri: un gesto eroico che ci ricorda di apprezzare il personale ferroviario.

Moroni

Quando il ritardo è di quelli importanti, la stanchezza si fa strada noi viaggiatori diventiamo insofferenti e tendiamo a palesare verbalmente tutta la nostra frustrazione e il nostro scontento al personale Trenord a bordo del convoglio. Poi ti capita di leggere del gesto di Antonio D’Acci, morto sul lavoro mentre era alla guida del treno regionale 4193 Pescara-Sulmona, in Abruzzo, nel pomeriggio di martedì 26 marzo. Questo signore 61enne, di professione macchinista, alle prime avvisaglie dell’attacco cardiaco che lo avrebbe ucciso di lì a qualche minuto, è riuscito a fermare il convoglio di Trenitalia in aperta campagna, mettendo così in salvo tutti i passeggeri. Allora penso che dovremmo sempre rammentare che di fronte a noi non c’è l’intera azienda ferroviaria ma solo una persona che come noi ha problemi, preoccupazioni, desideri e speranze. Ci sono momenti in cui arrabbiarsi ed altri per dire anche solo un semplice "grazie".

Simona Vercesi, Stradella(Pavia)

Quanta verità nelle parole di Simona. Spesso ci lamentiamo (e a ragione) dei disagi che viviamo sui nostri treni. Forse dovremmo riflettere che gli stessi disagi valgono per il personale viaggiante, donne e uomini che si trovano a vivere una condizione da "forzati" non molto diversa dalla nostra. Quella di Antonio D’Acci è una figura che non deve essere dimenticata negli anni che verranno. Il pomeriggio del 26 marzo è alla guida del treno regionale Pescara-Sulmona. Quando avverte, lancinanti, i dolori dell’infarto, trova la forza per azionare il freno di emergenza. Muore pochi istanti dopo. Con il suo gesto ha salvato la vita di 87 passeggeri e del capotreno, evitando che si trovassero su un convoglio fuori controllo.

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