NICOLA PALMA
Cronaca

Neonazisti condannati. La propaganda on line e le bugie sulla Shoah: "Messaggi pericolosi"

Un anno e quattro mesi a due membri del Movimento nazionalsocialista. I volantini sull’Olocausto e la foto di Pinocchio: "Ci credete ancora?". Il giudice: popolo ebraico denigrato con tesi fantasiose e inattendibili.

Non si sono mai pentiti. Anzi, hanno "rivendicato l’attività di propaganda incriminata, salvo poi dichiararsi di fatto “perseguitati” dalla Digos per via delle loro idee". Idee che per il gup Cristian Mariani non hanno alcun diritto di cittadinanza in Italia né l’articolo 21 della Costituzione a proteggerle: "Nel caso di specie, non vi è nessuna “opinione” suscettibile di tutela, ma si tratta piuttosto di reprimere comportamenti lesivi della dignità e della storia di un intero popolo, peraltro potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico e financo per l’ordinamento democratico". Così il giudice ha motivato la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per il trentatreenne Enrico V. e per il ventunenne Giovanni F., membri del Movimento nazionalista e socialista dei lavoratori (Nsab-Mlns), finiti alla sbarra con l’accusa di aver propagandato "idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico, anche incitando a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".

L’inchiesta parte nel 2020, in piena pandemia, quando gli investigatori della Digos intercettano sui social Facebook, Instagram e Vkontakte i messaggi del Nsab, gruppo di ispirazione nazista già finito nel mirino tra 2014 e 2017. L’analisi dei profili degli utenti più attivi fa emergere i nomi di V. e F., rispettivamente residenti a Milano e Mariano Comense, "che spiccavano per la massiva condivisione di immagini e post dall’esplicito tenore discriminatorio, perché inneggianti ora alla superiorità della razza bianca, ora al nazismo hitleriano, ora alla negazione della Shoah". Le perquisizioni scattano il 15 aprile 2021: gli agenti sequestrano locandine e volantini che inneggiano a Hitler o che "attribuiscono al popolo ebraico da una parte di aver mentito sull’Olocausto e dall’altra di aver ordito una congiura internazionale grazie a uno spropositato quanto ingiustificato potere economico". Uno dei messaggi reca dati storici sul genocidio ebraico di fianco al personaggio di Pinocchio: "Credi ancora a quel che insinua Pinocchio? Perché tutta questa paura degli studi revisionisti se non c’è nulla da nascondere?". Nelle memorie difensive, gli indagati confermano "di fatto" di aver aderito al Movimento nazionalsocialista dei lavoratori e di aver svolto "attività di proselitismo in suo favore, salvo poi affermare di essere già stati assolti per fatti analoghi ed eccepire il difetto della giurisdizione italiana".

Per il giudice, il materiale divulgato da V. e F. "ha inteso screditare, umiliare e denigrare tutti gli esponenti di quella determinata razza o etnia, nel caso di specie il popolo ebraico, per il solo fatto di appartenervi, attribuendo loro, contrariamente al vero, responsabilità fondate su tesi revisionistiche fantasiose, propalate da fonti inattendibili e del tutto prive di fondamento scientifico". Ai due non è stata concessa la sospensione condizionale della pena, "non potendo formularsi nei loro confronti alcuna prognosi favorevole, essendo al contrario altamente probabile che proseguiranno convintamente nell’attività illecita per la quale sono stati chiamati a rispondere". Per il giudice, "sarebbe stata maggiormente idonea alla rieducazione dei condannati l’irrogazione di una sanzione sostitutiva, e in particolare quella dei lavori di pubblica utilità, ma gli imputati non hanno inteso avvalersi di tale facoltà".