Riapertura dei Navigli, al via il dibattito: è lite sui costi

Lipparini: il confronto da lunedì al 24 luglio costerà 173mila euro. FI: pagliacciata troppo cara "Mr. Navigli" è il torinese Pillon

 Un rendering su come potrebbero trasformarsi  alcune zone di Milano con la riapertura dei Navigli

Un rendering su come potrebbero trasformarsi alcune zone di Milano con la riapertura dei Navigli

Milano, 6 giugno 2018 - Il dibattito pubblico sul progetto di riapertura dei Navigli costa 173 mila euro. Ed è subito polemica in commissione Mobilità e Partecipazione del Comune. L’assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini spiega che «i 173 mila euro serviranno per pagare il materiale informativo, organizzare gli incontri sul territorio, aprire un sito Internet e retribuire il coordinatore del dibattito pubblico Andrea Pillon, che percepirà 20 mila euro». Il consigliere di FI Fabrizio De Pasquale ribatte che «è una buffonata, non un dibattito pubblico. Non si capisce la fretta. I cittadini avranno un mese, durante le vacanze estive, per leggere il materiale e far conoscere le proprie osservazioni. È un’operazione di propaganda che costerà 173 mila euro ai milanesi». Posizioni distinte e distanti.

Ma ripartiamo dall’inizio. Il confronto sul modello francese del “débat public’’ sarà aperto dal sindaco Giuseppe Sala lunedì nella Sala Alessi di Palazzo Marino con la presentazione del progetto che punta a «scoperchiare» cinque tratti degli antichi Navigli e con l’inaugurazione di una mostra nel cortile. Il dibattito pubblico si concluderà il 24 luglio con un incontro di sintesi su confronto e osservazioni. «Nel corso dell’estate – aggiunge Lipparini – sarà preparato il dossier Navigli da inserire nel nuovo Piano di governo del territorio che sarà approvato a settembre dalla Giunta». I tempi sono fissati e il coordinatore del dibattito pubblico c’è, è stato scelto con un’apposita gara pubblica: si tratta di Andrea Pillon, torinese, esperto di “débat public’’ all’italiana: negli ultimi anni, ad esempio, ha coordinato quelli per la Gronda di Genova e per la tangenziale di Bologna. Pillon fa notare che «il dibattito pubblico ha l’obiettivo di migliorare il progetto Navigli», che per ora prevede la riapertura di cinque tratti degli antichi corsi d’acqua milanesi: dalla Martesana a Melchiorre Gioia, la Conca dell’Incoronata, via Francesco Sforza, piazza Vetra e via Marco d’Oggiono. Il costo è di 150 milioni di euro.

In commissione, però, emerge più di un dubbio, tra le file dell’opposizione ma anche tra quelle della maggioranza. Il presidente della commissione Trasporti Carlo Monguzzi (Pd) ne solleva uno di metodo: «In questo dibattito pubblico manca totalmente il coinvolgimento del Consiglio comunale». Un altro dem, Alessandro Giungi, rimpiange il referendum cittadini che non si farà più. Matteo Forte (Milano popolare), invece, parla di «realizzazione di cinque “piscine’’, non del sistema Navigli di cui parlava il referendum del 2011, senza il coinvolgimento delle periferie», mentre il forzista Pietro Tatarella sollecita la Giunta «a fare bene i conti sugli extracosti della M4 prima di andare avanti con il progetto Navigli». Basilio rizzo (Milano in Comune), intanto, sottolinea che «il Comune dovrebbe consentire ai cittadini di confrontare il progetto Navigli con altri progetti forse più utili per la città». In assenza di un referendum, Rizzo sogna un «ballottaggio» tra riapertura dei Navigli e riqualificazione-costruzione di nuove case popolari. Ed è convinto che trionferebbero le case popolari, non i Navigli.

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