Mutilazioni e delitti Quando le donne odiano le donne

Maria Rita

Parsi

Le donne nemiche delle donne sono una spina nel cuore dell’umanità. L’ho scritto e ripetuto tante volte con la mente, il corpo, l’immaginario segnate da questa mia personale, ferrea, dolorosa convinzione. E ancora oggi di fronte alla perversa “scia” di femminicidi che affligge le quotidiane cronache nere di giornali e telegiornali, constato come ci siano donne nemiche o indifferenti di fronte al dolore di donne che sono vittime di soprusi, angherie, orride tradizioni patriarcali, sfruttamenti, sottomissioni, pregiudizi e riti selvaggi, violenze ed abusi fisici e psicologici. Donne che, ad esempio, consentono e, anzi, che collaborano - come abbiamo avuto l’occasione di denunciare il 3 febbraio di quest’anno a Roma, in occasione della Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili , presso la Sala del Cenacolo della Camera dei deputati - a consentire e a mantenere in vita l’orrore delle mutilazioni genitali femminili. Mutilazioni praticate affinche’ le donne non provino piacere sessuale, di cui sono vittime 200.000 donne - e, forse più!, nel mondo. E tra le 40 e le 70 mila - e, forse più!- anche nel nostro Paese. Dove questa pratica è un crimine perseguito a norma di legge. E sono, poi, le madri e le nonne complici di questo crimine, dovuto ad antidiluviane tradizioni culturali e spirituali ad accompagnare le bambine al rito della mutilazione genitale che le rende traumaticamente deprivate della possibilità di godere facendo l’amore. Ma quale amore può esserci in madri che consentono, nel 2023, che simili abusi vengano ancora perpetrati sulleloro figlie com’è stato fatto conloro? E che ben prima delle loro figlie hanno patito, nel corpo e nell’anima. Forse lo stesso amore invidioso, sterile, nemico criminale che la madre di Saman ha espresso, accompagnando, con aria serena e, perfino, scherzosa, sua figlia verso il luogo dove suo padre e il cugino l’avrebbero uccisa. Per, poi, seppellirne il corpo. Quella madre che l’ha consegnata ai suoi carnefici, era certamente nemica, per invidioso accanimento, contro la libertà di cui avrebbe voluto e potuto godere sua figlia, scegliendo di non accettare un matrimonio combinato , come era stato il suo. Ma, al contrario , un fidanzamento per amore. La peggiore dei killer è propri lei, doppiamente nemica di una figlia, sacrificando la vita della quale avrebbe riscosso, all’interno della sua famiglia, dei suoi parenti, del suo ambiente sociale e culturale, un’approvazione a negare la vita che è, appunto, impedire alle donne di goderne pienamente. Quella madre, in fuga col marito dopo il delitto commesso ai danni di Saman ha, perfino, sorriso quando, per prendere l’areo e tornare in Pakistan col padre assassino e complice di assassini, le hanno chiesto di calare la mascherina per mostrare se il suo volto corrispondesse a quello della foto sul passaporto. Anzi, a calargli quella mascherina, con gesto rapido ed imperioso, è stato il marito. E lei, figlicidia, ha sorriso, senza sapere che anche lei è già morta. E da tempo! Proprio come la figlia che ha mandato a morire. Ora, non è in prigione come gli autori diretti di quel crimine ma può essere certa che né le donne amiche delle donne, né quel Dio che crede di onorare, né il suo inconscio, potranno perdonarla mai.

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