Malamovida, Milano è fuorilegge: "L’azzonamento acustico non basta"

Rendina (Viva Consulting): limiti di decibel superati da anni, fanno sorridere le parole dell’assessora Grandi

L’ingegner Ezio Rendina, esperto di inquinamento acustico

L’ingegner Ezio Rendina, esperto di inquinamento acustico

Milano -  Malamovida , la parola ai tecnici. L’ingegner Ezio Rendina è il ceo di Viva Consulting & Management, una delle principali società italiane di ingegneria acustica, società con base a Milano, in via Meravigli. Rendina è stato consulente dell’Agenzia comunale per la mobilità e l’ambiente e ha collaborato alla redazione della Classificazione acustica del 2013, tuttora in vigore.

Ingegner Rendina, la Giunta comunale ha avviato l’iter per aggiornare la Classificazione acustica territoriale. "È giusto procedere, Milano è una città in rapida trasformazione, la Classificazione acustica va aggiornata entro dieci anni e va resa compatibile con il Piano di governo del territorio e con il Piano della Mobilità. Ma a Milano manca ancora qualcosa".

Cosa? "Un aggiornamento del Piano di risanamento acustico, previsto per legge, e della relazione biennale dello stato acustico del Comune. Sì, perché la Classificazione suddivide il territorio in sei zone, dalla massima alla minima protezione acustica, ma servono il Piano di risanamento acustico e i Piani di azione per risolvere i problemi. Piani che Milano non ha. Eppure l’assessora all’Ambiente Elena Grandi, lo scorso 16 aprile, ha affermato che grazie alla Classificazione acustica avremo a disposizione uno strumento strategico aggiornato per capire dove è necessario programmare interventi di risanamento ambientale. Si tratta di un’affermazione tecnica infondata. Perché quelli che contano sono il Piano di risanamento acustico e i Piani d’azione. Non solo. La situazione di Milano è talmente compromessa dal punto di vista acustico e fuorilegge dal punto di vista delle norme che la dichiarazione dell’assessora fa sorridere. I limiti acustici in molte zone della città, in primis quelle della movida, non sono rispettati da anni. Da varie attività di consulenza che ho svolto, il valore di 75-80 decibel è la norma, ad esempio, in corso Garibaldi. Si tratta di un valore fuorilegge. E c’è una precisa responsabilità del Comune".

Quale? "Se in una zona a vocazione residenziale l’amministrazione consente di insediarsi a un alto numero di bar e locali e concede loro le licenze commerciali, è evidente che la presenza di tutti quei locali non farà rispettare i limiti di legge sui decibel previsti in quell’area. In più, negli ultimi due anni si è aggiunto un altro fattore a peggiorare la situazione acustica: i dehors esterni con Cosap gratuita".

Il Comune l’ha fatto per non far fallire i locali con pochi spazi interni in tempi di Covid. "Vero, ma non ha chiesto l’impatto acustico previsto dalla presenza di quei dehors. Nel successivo regolamento l’obbligo di impatto acustico c’è, ma se viene dato il via libera al proliferare di bar e locali serve a poco. Un locale con dehors in una strada può anche rispettare i limiti previsti, ma se ce ne sono 50 nella stessa strada, il problema acustico si aggrava".

 

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