Detenuto morto in carcere, per la famiglia fu omicidio volontario

Disposta nuova perizia

Carcere di San Vittore (Archivio)

Carcere di San Vittore (Archivio)

Milano, 27 aprile 2019 - Sarà il gip a decidere se riaprire o meno le indagini sulla morte di Alessandro Gallelli, un 21enne che oltre sette anni fa, nel febbraio 2012, venne trovato cadavere in una cella del carcere milanese di San Vittore. Una morte archiviata come suicidio, ma sulla quale la famiglia del ragazzo non si arrende. I genitori hanno presentato ieri una nuova denuncia per omicidio volontario trasmessa dalla Procura all’ufficio gip perché valuti se gli elementi nuovi possano sfociare in una eventuale riapertura dell’inchiesta. I legali dei familiari del giovane, tra cui l’avvocato Antonio Cozza, nei mesi scorsi hanno depositato una consulenza nella quale si sostiene che Gallelli venne ucciso «mediante strozzamento con successiva attività di staging» per simulare un suicidio. Di recente un gip archiviando il procedimento ha indicato, però, la possibilità di usare la consulenza come «elemento di novità utile a riaprire le indagini».

Da qui la nuova denuncia trasmessa dall’aggiunto Tiziano Siciliano all’ufficio gip (non si sa ancora quale giudice se ne occuperà). Ieri i familiari del 21enne, con il legale Cozza, hanno incontrato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, mentre l’ufficio gip dovrà decidere a quale giudice assegnare la richiesta di riapertura delle indagini. Sul caso della morte del giovane, trovato impiccato con un laccio, in passato erano già state archiviate altre indagini, che riguardavano, come si legge negli atti, «ipotesi di responsabilità omissiva nella forma del non aver impedito la morte» o dell’aver «indotto il ragazzo al suicidio». Era stato archiviato anche un fascicolo che vedeva indagati per omicidio colposo due agenti della polizia penitenziaria. Una richiesta di archiviazione di un’ultima indagine per omicidio colposo a carico di ignoti era stata presentata nei mesi scorsi dall’aggiunto Siciliano. I legali della famiglia si erano opposti e sulla base della consulenza avevano puntato sulla richiesta di nuove indagini per omicidio volontario.

Il gip ha disposto l’archiviazione spiegando di non poter accogliere la richiesta di ordinare alla Procura di indagare per omicidio volontario quei «soggetti che potevano avere accesso alla cella» dove era detenuto Gallelli. Ciò che viene prospettato nella consulenza, ha scritto il gip, è un «fatto del tutto diverso» rispetto al procedimento di omicidio colposo. Per il giudice, però, è «chiaro che il tenore e il contenuto della consulenza di parte» dovranno «essere nel caso utilizzati» o come «fondamento di una nuova denuncia» oppure come elemento nuovo e «utile» per riaprire le indagini. Riapertura su cui nelle prossime settimane dovrà esprimersi un altro giudice.

 

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