Morti 77 anziani alla casa di riposo Per la Procura bisogna archiviare

Alla residenza Borromeo vittima del Covid quasi la metà degli ospiti. "Ma non c’è prova di negligenza"

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di Carlo D’Elia

Per tre mesi quello dentro alla residenza Borromea è stato un mondo dove la vita e la morte hanno vissuto l’una accanto all’altra. Dietro quelle mura di mattoni rossi in via Michelangelo 9 a Mombretto di Mediglia, alle porte di Milano, si è verificato uno dei casi più terribili dell’emergenza Covid in Lombardia. Settantasette morti su 150 ospiti. Più di uno su due. Una strage sileziosa avvenuta nel giro di poche settimane. E che aveva portato a un’indagine giudiziaria per omicidio colposo e epidemia colposa, nata dall’esposto che era stato presentato nella primavera dello scorso anno dai 34 parenti degli anziani ricoverati nella Rsa Borromea di Mediglia, che avevano perso la vita contagiati da Covid. Ieri la Procura di Lodi ha chiesto di archiviare. Per il procuratore di Lodi Domenico Chiaro non c’è la prova che le morti per Covid nella casa di riposo di Mediglia siano state causate da negligenza. "Nelle nostre indagini - ha spiegato il procuratore di Lodi Domenico Chiaro - abbiamo svolto anche un confronto con altre Rsa che hanno adottato misure più restrittive e siamo arrivati alla conclusione che non c’è ragionevole certezza che siano state proprio le condotte commissive o omissive di soggetti ricoprenti cariche apicali a cagionare l’evento, la morte di 77 pazienti ospiti della struttura". "Però - ha aggiunto il procuratore di Lodi Domenico Chiaro - non è sufficiente, sotto il profilo del reato colposo, che vi sia un comportamento rischioso perché ci deve esser la certezza che questo comportamento sia, poi, da mettersi in ragione di causa con lo sviluppo della pandemia. Ebbene noi abbiamo ritenuto che questa certezza non ci fosse". Stentano a crederci i familiari delle vittime, unite in un Comitato. Il Comitato aveva prima inviato una diffida all’Ats locale, perché intervenisse con una sanificazione delle aree in cui erano ricoverati i pazienti non sintomatici e con la creazione di un cordone sanitario per separarli dagli ospiti con sintomi, per poi procedere con la denuncia in Procura a Lodi.

"Personalmente c’è una forte delusione - dichiara Leonardo La Rocca, uno dei promotori, che nella tragedia ha perso il suocero -. Valuteremo con gli altri componenti del Comitato come procedere. Dispiace però che quello che mi sembra stia passando, almeno a livello di indagini, è della fatalità. È andata male perché eravamo tutti impreparati. Ma non è così. Perché ci sono altre Rsa che sono state virtuose, e dove i morti sono stati di meno. Non posso accettarlo". Ora toccherà ai familiari decidere se presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. In quel caso toccherà al gip di Lodi valutare se procedere con ulteriori indagini.

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