Milano, soldi dai migranti in cambio di finte nozze e permessi: sei condannati

La banda chiedeva fra i 1.500 e i 10mila euro per favorire l'ingresso e la permanenza in Italia degli extracomunitari

Il tribunale di Milano

Il tribunale di Milano

Milano, 20 giugno 2018 - Sono stati condannati, a pene che vanno dai sei mesi fino ai 4 anni e 7 mesi di carcere, sei dei dieci imputati finiti sotto processo per una vicenda con al centro una banda che offriva i propri «servizi», tra cui anche «matrimoni simulati» e contratti di lavoro fittizi e appartamenti dell'Aler (Azienda lombarda di edilizia residenziale), ai migranti favorendo il loro ingresso o la loro permanenza in Italia, con un tariffario che variava dai 1.500 ai diecimila euro.

Lo ha deciso la prima sezione della Corte d'Assise di Milano, che ha assolto, invece, «per non avere commesso il fatto» altri quattro imputati e ha disposto un risarcimento, da stabilire in sede civile, per l'Aler che si è costituita parte civile. Nei mesi scorsi altre sei posizioni, sempre nell'ambito della stessa inchiesta del pm Francesco De Tommasi, erano state definite con patteggiamenti e altri riti alternativi. Al termine della sua requisitoria, la scorsa udienza, il pm aveva chiesto condanne con pene dai 6 anni e mezzo di carcere fino ai 10 mesi e un'assoluzione. Le accuse a vario titolo erano associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla permanenza di irregolari in Italia, all'occupazione abusiva di case popolari e altri reati minori come la sostituzione di persona. Il pm aveva spiegato che gli imputati erano bene organizzati, ciascuno con un ruolo preciso ma come componente dell'associazione che, a suo dire, avrebbe prodotto documenti falsi e che «aveva disponibilità di contatti» tra i pubblici ufficiali (per i permessi di soggiorno) e «di molti strumenti informatici». Uno di loro sarebbe stato persino in contatto con un affiliato della 'ndrangheta. 

L'inchiesta era partita dalla denuncia di una giovane marocchina che aveva messo a verbale di essere entrata in Italia da minorenne, pagando per ottenere documenti falsi che dimostravano anche la sua maggiore età. La ragazza ha patteggiato 8 mesi. Secondo quanto è emerso dall'indagine, il tariffario della banda, composta da una decina di italiani, prevedeva, in vista del permesso di soggiorno, «il pagamento di 1.500 euro» per un'assunzione fasulla o come badante o come collaboratore domestico. E l'organizzazione forniva anche documentazione falsa circa il rapporto di lavoro denunciato all'Inps. L'associazione avrebbe organizzato anche nozze combinate esarebbe stata alla ricerca di italiani che per qualche centinaio di euro fossero disposti ad andare all'estero per sposare un extracomunitario. Alcuni degli imputati, infine, si sarebbero spacciati per funzionari dell'Aler, raggirando i migranti, convinti di riuscire ad ottenere alloggi versando dai 2 ai 4mila euro.