Marcia per Liliana Segre, linea dura di Sala: i razzisti vanno arrestati

Oltre 600 sindaci e 3mila cittadini al corteo contro l’odio razziale. Il sindaco: "Se questo clima non cambierà, torneremo in piazza"

a senatrice  a vita Liliana Segre con il sindaco Beppe Sala

a senatrice a vita Liliana Segre con il sindaco Beppe Sala

Milano, 11 dicembre 2019 - In marcia contro l’odio «oltre seicento sindaci, forse mille», dice alla fine dal palco in piazza Scala la senatrice a vita Liliana Segre. In totale, nel corteo partito dal piazza Mercanti, passato dalla Galleria Vittorio Emanuele e terminato davanti al Palazzo della Ragioneria, circa 3 mila milanesi. I sindaci sono arrivati da tutta Italia e sono di quasi tutte le parti politiche. Certo, in prevalenza sono targati Pd e centrosinistra, ma ce ne sono anche della Lega, del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. «Un’alleanza trasversale», sintetizza la Segre, sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz, dall’8 novembre sotto scorta per le ripetute minacce antisemite ricevute.

Ecco , l’idea di una marcia dei primi cittadini per la Segre è venuta al sindaco di Milano Sala e a quello di Pesaro Matteo Ricci, il primo vicino al Pd, il secondo iscritto ai dem, dopo la notizia che la senatrice era sotto scorta solo perché ebrea. Il titolo dello striscione dietro il quale i “borgomastri’’ sfilano, non a caso, recita: «L’odio non ha futuro». Un concetto che Sala, dal palco, rimarca promettendo: «Siamo pronti a tornare in piazza in continuazione se questo clima di odio non cambierà». In marcia, dunque, in mezzo alla confusione. «Non siamo forse organizzatissimi in termini di ordine, ma in termini di idee sì», afferma Sala, che nel corso della manifestazione allarga il discorso. A chi gli chiede se «in Italia c’è il rischio razzismo?», infatti, il numero uno di Palazzo Marino replica secco: «E come no! Siamo qui anche per questo. Certo che c’è. Voglio continuare a credere nella bontà degli italiani. Ma è chiaro che viviamo in un’epoca in cui è facile far montare le tensioni e gli odi».

Ma come si contrasta questa emergenza? Con nuove leggi? Con altri tipi di interventi? Il primo cittadino milanese propone la linea dura: «È molto anche un problema di come il sistema giudiziario tratta i casi in cui è evidente che c’è un comportamento teso al razzismo e al fascismo». Sala cita un esempio tratto «dalla vita di tutti i giorni»: «Quel tifoso inglese che ha fatto il gesto del gorilla è stato arrestato. Io vorrei vedere qualcosa del genere in Italia. Perché no? Il razzismo è una cosa che si sconfigge con la testimonianza ma anche con atteggiamenti duri nei confronti di chi è razzista. Non è che le partite possono andare avanti senza che nessuno dica nulla ma pensi “l’importante è il risultato finale’’». Insomma, il numero uno di Palazzo Marino dice che nei casi più estremi i razzisti vanno arrestati.

Linea dura, sì. La marcia, intanto, entra in Galleria, Sala va incontro alla Segre che aspetta i sindaci all’Ottagono e tutti insieme proseguono verso piazza Scala. I cittadini, a quel punto, gridano «Liliana, Liliana» e intonano l’inno partigiano «Bella Ciao». L’europarlamentare del Pd, ex assessore milanese Pierfrancesco Majorino, sottolinea: «Bisogna alzare l’attenzione. C’è un livello di odio oltre cui non si può andare. Lo dicono i sindaci, da Milano, che è capitale della memoria e dei diritti». Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sintetizza così il sentimento dei primi cittadini: «Vogliamo dire a tutti che non non accettiamo nessun tipo di fanatismo, l’unico fanatismo che i sindaci possono accettare è quello per la libertà e la democrazia. Con le nostre fasce tricolori vogliamo fare da scorta civica alla Segre».

Sala e Decaro, alla fine, sul palco donano una fascia tricolore alla Segre, che la indossa. Il sindaco di Milano ringrazia e urla «viva il nostro Paese». E i manifestanti cantano l’Inno di Mameli. La senatrice a vita sorride, fa un accenno di ballo. In fondo, come ha detto lei, «basta odio, parliamo di amore».

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