Ferite aperte nello skyline, l'eredità di Ligresti

Scheletri di cemento e progetti di riqualificazione

Costruzioni abbandonate in via Amidani

Costruzioni abbandonate in via Amidani

Milano, 17 maggio 2018 - Scheletri di cemento spettrali, per anni sono rimasti a guardare la città dall’alto. Per qualcuno ora c’è un futuro mentre altri restano in attesa. Sono i palazzoni-eredità degli anni Ottanta a marchio Ligresti, disseminati in diversi quartieri di Milano e pure nell’hinterland. Tra questi, cinque edifici tra le vie Amidani e Antegnati, zona Ripamonti, che sulla carta avrebbero dovuto avere «funzioni produttive» ma che di fatto sono rimasti incompiuti diventando una sorta di città fantasma, preda di disperati e spacciatori (un 37enne fu trovato morto in fondo a un vano ascensore a ottobre del 2015, forse caduto dall’alto mentre era in cerca di una dose).

Dopo anni di abbandono, il recupero è cominciato a gennaio del 2017: in quel complesso arriveranno 400 alloggi di edilizia convenzionata, secondo un progetto di riqualificazione a cura di società Investire srl che ha rilevato la proprietà. Ancora in attesa di un futuro, poi, alcune torri in zona via Stephenson, tra le vie Polonia e Val Formazza, all’estrema periferia Nord-Ovest. Il «nulla» a ridosso di hotel di lusso, che rappresentano il primo passo per il recupero dell’area. Spostandosi a ridosso del Naviglio svettano le torri di via Richard. Due sono state rilevate da Aedes lo scorso dicembre: oltre 15mila metri quadrati di superficie, saranno ristrutturate e destinate a uffici, ed è stato già firmato il contratto di locazione per un’intera torre con la multinazionale Wpp. Ferite urbanistiche da sanare pure in quartieri centrali: UnipolSai ha in corso sette progetti di riqualificazione. Tra i più importanti: il recupero della torre Galfa in zona Porta Nuova, la ristrutturazione dell’ex residence di via De Cristoforis 6 e quella del cosiddetto “Rasoio” in via De Castillia 23, che da «ecomostro» si trasformerà in un complesso ecosostenibile. Un tentativo di ricucire ferite aperte nello skyline della città, simboli della parabola di Salvatore Ligresti, che si è spento martedì all’età di 86 anni, all’ospedale San Raffaele. Nel capoluogo lombardo l’uomo d’affari ha fatto fortuna, costruendo un impero nel settore immobiliare.

È stato travolto da Tangentopoli, è stato detenuto per 112 giorni a San Vittore, si è rialzato ed è tornato a fare affari. Poi è finito nel mirino delle Procure di Milano e Torino. L’inchiesta su Fondiaria-Sai, l’accusa di aggiotaggio in relazione a due trust esteri titolari del 20% di Premafin: nuovamente arrestato nel luglio 2013, subisce poi due condanne in primo grado, a Torino a 6 anni per falso in bilancio, e a Milano a 5 anni per aggiotaggio per il caso Premafin. «Un personaggio sicuramente controverso - spiega il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - ma che ha contribuito a fare la storia di questa regione». Un uomo d’affari che, secondo il sindaco Sala, «ha avuto tante ombre». Oggi, alle 16, l’ultimo saluto. I funerali verranno celebrati nella chiesa di Sant’Angelo in zona Moscova, mentre ieri è stata allestita la camera ardente nella sua casa in via Ippodromo.  

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