Lavapiatti e operai, personale introvabile

Boom di richieste delle aziende per contratti in somministrazione: una su quattro è per magazziniere

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di Andrea Gianni

Mancano operai specializzati nell’uso delle macchine utensili a controllo numerico computerizzato, magazzinieri, lavapiatti, camerieri e aiuto cuoco. Figure professionali di cui le aziende hanno bisogno e che, per diversi motivi, non sono sufficienti per coprire la domanda. Nel caso degli operai specializzati, le scuole ne sfornano troppo pochi rispetto alle richieste delle imprese. Il boom della logistica, invece, ha moltiplicato rispetto agli anni scorsi le offerte di lavoro per figure poco qualificate come magazzinieri, carrellisti e “picker“ incaricati di sistemare e smistare i prodotti. La carenza di camerieri e cuochi è, invece, effetto diretto della pandemia. Con la lunga chiusura di bar, ristoranti e locali notturni e con le città svuotate dalle restrizioni ai movimenti, molte persone che lavoravano nella ristorazione e nel turismo hanno trovato altri impieghi e si sono ricollocati, a volte in settori in espansione come la logistica. Un gap tra domanda e offerta che emerge dai dati delle agenzie specializzate nel lavoro in somministrazione, che forniscono personale alle aziende anche per far fronte ai picchi. Secondo l’osservatorio della startup italofrancese Iziwork, gli operai specializzati nell’uso di macchine a controllo numerico computerizzato (Cnc), controllo alla qualità e addetti alla produzione "rappresentano il 17% delle richieste da parte delle aziende". I magazzinieri, invece, "da soli pesano per il 25% della domanda di profili". Sulla ristorazione è un capitolo a parte perché, si legge nel rapporto, chiusure e restrizioni legate alla pandemia "hanno spinto il personale a ricollocarsi in settori differenti", con un trend amplificato in una città come Milano dove mancano camerieri, lavapiatti, cuochi a aiutanti anche per contratti spot o part time. Così cuochi e aiuto cuochi "rappresentano insieme il 21,5% delle richieste" delle imprese.

Una carenza di figure professionali che ha aumentato anche il ricorso alle agenzie e, di conseguenza, il giro d’affari degli intermediari fra domanda e offerta di lavoro. Iziwork nel 2021 ha raggiunto 21 milioni di euro di fatturato, uno staff di 100 dipendenti tra gli uffici centrali di Milano e 8 hub, e oltre 400mila lavoratori iscritti al database. La startup ha in cantiere il lancio di una "Super app per il lavoro", una piattaforma che offra ai lavoratori anche una serie di servizi aggiuntivi, dalla possibilità di partecipare a corsi di formazione all’accesso a servizi di sharing e micromobilità. "A breve apriremo due nuovi hub e una nuova sede centrale a Milano. Vogliamo arrivare a un organico interno di 130 persone e 600mila lavoratori iscritti alla nostra app", spiega Pierluigi Lauriano, managing director di iziwork Italia. Secondo gli ultimi dati Inps, i contratti di somministrazione - forma sempre più usata dalle aziende - hanno registrato una crescita del 30% nel 2021 in un trend di generale aumento delle assunzioni nel settore privato. Segnali di ripresa, prima del terremoto provocato dalla guerra in Ucraina.

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