La mostra a fumetti sulla mafia cerca una sede fissa a Milano

Silvia Gissi, presidente dell’associazione Impastato: sarebbe utile alle scolaresche

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di Davide Falco

"Stiamo programmando diverse attività, la priorità resta trovare una sede a Milano". A dirlo è Silvia Gissi, 43enne bollatese presidente dell’associazione antimafia Peppino Impastato e Adriana Castelli. Tra le attività svolte, quella di portare nelle scuole di Milano, hinterland e Lombardia la mostra a fumetti sulla mafia, un modo diretto per arrivare ai bambini e informarli sulla storia italiana. L’esposizione si allarga sempre di più e recentemente è stata portata anche a Bari. Sicuramente una bella soddisfazione, ma anche grandi spese da sostenere per i volontari, e non sempre le scuole hanno la disponibilità di provvedere a rimborsi, rimane tutto in termini di offerte volontarie.

Da qui l’idea di cercare uno spazio, preferibilmente a Milano, dove potere installare la mostra e avviare alcune attività sulla legalità, in modo permanente. "Questo risolverebbe diversi problemi, non dovremmo muoverci continuamente per la Lombardia e potremmo essere un punto di riferimento per le uscite didattiche. Inoltre ciò consentirebbe anche agli altri cittadini di potere vedere la mostra. A Milano ci sono tante belle realtà culturali, il Memoriale della Shoah, la Casa della memoria, lo Spazio del fumetto, ma non esiste una Casa della legalità. Sarebbe bello chiedere all’amministrazione comunale di Milano di considerare questa proposta. Abbiamo provato a partecipare ad alcuni bandi, ma quasi tutti chiedono quote di co-finanziamento e valgono per un tempo determinato. Abbiamo provato a chiedere di poter disporre di una delle strutture confiscate alla mafia, senza risultati", continua Silvia Gissi.

La presidente bollatese è stata invitata, a fine giugno, a parlare della mafia in Irlanda, nell’ambasciata italiana, dove ha potuto parlare di Salvatore Borsellino (insieme nella foto). Tutto infatti è iniziato nel 2017, quando Silvia ha partecipato a un intervento di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in una scuola di Rho. "Sono rimasta affascinata e anche colpita dal suo entusiasmo nel raccontare eventi e cronache di una storia che fino ad allora avevo solo letto o ascoltato da terze persone. Avevo davanti a me il simbolo della ricerca della verità e della giustizia. Al termine del suo discorso ho provato le stesse emozioni che provava lui; rabbia, rammarico, malinconia", conclude la bollatese. Da quel momento ha preso forma la sua missione verso l’antimafia e tanti eventi organizzati insieme a Salvatore Borsellino.

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