
Parsi impatto della guerra sui bambini è terribile. Ne escono ammalati nell’anima. Vedono gli adulti braccarsi vicendevolmente, senza pietà, per dare...
Parsi
impatto della guerra sui bambini è terribile. Ne escono ammalati nell’anima. Vedono gli adulti braccarsi vicendevolmente, senza pietà, per dare morte e riceverla, assistono a distruzioni inutili e ingiustificate. I bambini che non muoiono in guerra o che non escono dalla guerra fisicamente menomati, muoiono, assai spesso, psichicamente o vengono comunque menomati nell’anima e nell’immaginario perchè derubati del loro presente e condannati ad una solitudine del cuore alla quale il comportamento degli adulti li costringe. Essi, infatti, non possono più sperare nell’equilibrio, nella soluzione dei problemi attraverso il gioco o il dialogo. Non possono più credere alla pace se non come un bene che sarà, forse, possibile alla fine del conflitto e a costo di tante delusioni e compromessi, di tante perdite, di tante insanabili ferite. Vero è che i bambini, con la flessibilità, con la creatività, con la disponibilità a fare esperienze e ricercare che li contraddistingue, riescono ad adattarsi anche alla guerra e alle atrocità che ad essa si accompagnano. Il bambino si “organizza“ anche “dentro la guerra“. Imita gli adulti, diventa guerriero nei modi, nei pensieri, nelle fantasie. Piega la mente all’orrore di veder ferire, uccidere, morire. I bambini giocano alla guerra mentre la guerra infuria. Così la esorcizzano. Durante la guerra, poi, i bambini scoprono anche la capacità-necessità di salvarsi da soli. Gli adulti non costituiscono più un punto di riferimento per loro, sia perché non sono in grado di “fermare la guerra“ e ne sono vittime anche loro, sia perché possono morire e, dunque, dare luogo al più definitivo degli abbandoni. Un abbandono che dimostra ai bambini che non esiste alcuna possibile immortalità degli “Dei genitori” alla quale fare riferimento per difendersi dall’angoscia di morte. Durante e dopo la guerra è, dunque, la solitudine del corpo, dell’anima, della mente, di fronte alla violenza e alla morte ad essere la peggiore e la più mortale delle epidemie. Nonostante ciò, i bambini reagiscono riuscendo, spesso, a cavarsela meglio degli adulti. Si chiudono al mondo esterno, si rifugiano nell’immaginario per ingannare la morte.