La cava riparte dal compromesso

Un ordine del giorno in Regione impone tempi certi per il recupero ambientale

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di Barbarba Calderola

Dopo la fumata nera in Regione sul bosco anti-smog che avrebbe dovuto attenuare il viavai dei tir, la battaglia per la mitigazione della cava di Vaprio riparte da un compromesso. A spuntarla archiviando il primo "niet" in Commissione ambiente è l’ordine del giorno presentato ieri e passato in aula da Elisabetta Strada (Lombardi Civici Europeisti). Sul cratere grande come tre duomo di Milano che "offuscherà la valle di Leonardo" si batte da tempo. E’ lei che aveva proposto la soluzione per ammorbidirne l’impatto sul territorio del Piano per l’estrazione approvato da Città Metropolitana e ora in attesa di via libera dal Pirellone. Poche ore fa la nuova mediazione "per centrare almeno in parte il risultato". "Per la prima volta la cavazione dovrà essere corredata da tempi certi sul recupero ambientale a carico delle imprese. Un punto importante per la tutela del paesaggio, anche se è solo una parte di quel che chiedevamo – spiega Strada -. Volevamo sanzioni per chi sgarra nel risistemare le zone dismesse e sulle aree di pregio da restituire alla comunità per la scomoda convivenza con le ruspe. Nella prima richiesta c’era anche un sistema di controlli. Siamo comunque a un punto di svolta, finora nessuno era mai stato obbligato a pianificare la rinascita".

La vecchia zona di estrazione sulla Sp 525 tornerà in funzione dopo anni di stop. L’ex provincia ha previsto di allargarne il perimetro, sarà di 1 milione e mezzo di metri cubi. "Il 40% in più di oggi e il calcolo è per difetto - ricorda Francesco De Marchis, capogruppo di Vaprio in Movimento, all’opposizione –. Siamo al confine con la futura piattaforma Lidl, il danno è doppio". Ma c’è un’altra cava nella cava, "sempre grande con un Duomo, quella servita alla Brescia-Bergamo-Milano e mai coperta. E’ proprio in casi come questi che funzionerà l’ordine del giorno di ieri. "Non è certo il solo. Vaprio ha parecchi cloni", sottolinea la consigliera. "Lo scempio si poteva evitare inserendo l’area nel Parco Martesana", chiarisce il capogruppo. Ma il sindaco Luigi Fumagalli ha sempre scartato l’eventualità: "Il progetto del polmone verde è solo una questione politica sulla quale non siamo d’accordo". "E allora teniamoci la città groviera", replica la minoranza.

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