Io, profuga porto in scena l’orrore di ogni guerra

L’artista Taisiya Melnyk racconta l’impegno contro violenze e totalitarismi

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di Monica Autunno

"Negli occhi il dramma del mio Paese, porto in scena l’orrore di ogni guerra. Anche l’arte deve fare qualche cosa". È in riva all’Adda, ospite a Cassano di Rami - Residenza artistica multidisciplinare Ilinxarium, l’artista e performer ucraina Taisiya Melnyk. Trentasette anni compiuti da “esule” l’altro giorno, di Kiev, è in Italia dal 14 aprile scorso. Per la sua permanenza un senso in più. Ospite di teatri, associazioni culturali e residenze artistiche impegnate in rete a supportare gli artisti ucraini in fuga dal conflitto, porta la morte e la guerra sul palco nelle sue performance teatrali. Non solo: da molti anni ricercatrice sui temi del conflitto, dei totalitarismi e degli orrori “collaterali” di ogni guerra e genocidio, sta visitando siti simbolo e musei, e incontrando associazioni, personaggi e studiosi impegnati sul fronte della memoria e del rispetto dei diritti. In Ucraina Taisiya affiancava a performance e attivismo il lavoro come arteterapeuta per bambini. A Cassano d’Adda la sua “casa” diurna è il Teca, teatro cassanese, in queste settimane sito di centri estivi creativi. Qui si racconta. "Il 24 febbraio, come molti, sono stata svegliata dalle bombe. Sembrava tutto assurdo, finto. Non ci credevamo. Nessuno poteva credere alla violenza di ciò che avveniva". Poi una lenta presa di coscienza. "Tutti pensavamo che sarebbe stata una cosa veloce. Che sarebbe passata in pochi giorni. Poi ci siamo accorti che non era così. E la domanda è: cosa si aspetta? Fino a quando si permetterà tutto questo?". La Melnyk porta in scena la guerra, il sangue, la crudeltà dal 2014: "Il mio lavoro mi è ‘apparso’ quando ho visto il primo ucraino ucciso dai russi. Ho capito dove la mia ricerca si dirigeva". Nei suoi spettacoli l’orrore corre su fondo nero, per immagini e suoni: un uomo in fuga crivellato di colpi, un’accetta che si abbatte su un pesce, la corsa senza fiato di una donna. Dal giorno del suo arrivo in Italia è stata ospite a Milano, Varese, Udine, Bologna, Bergamo. Gli orrori della dittatura e le vittime di ogni regime sono centrali nel suo lavoro: "A nessuno può sfuggire l’attinenza con ciò che viviamo oggi". Il suo reportage dall’Adda cuce immagini del fiume, di Crespi d’Adda, di pietre d’inciampo e dei luoghi della Resistenza. L’ultimo incontro con Taisiya Melnyk si tiene sabato, dalle 16, all’Isola Borromeo, dove l’associazione Ilinx e Rami organizzano una tappa del Festival Tour book 2022.

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