"Io, nella rete dell’allenatore orco. Ai genitori dico: vigilate, sono tanti"

Alessia, 27 anni, ricorda: ero piccola e all’inizio non capii le sue attenzioni. Finii per lasciare lo sport

Incubo violenza contro le donne

Incubo violenza contro le donne

Milano - Un incubo infinito. Cominciato poco più di due lustri fa nell’hinterland di Milano e che ha macchiato per sempre la sua vita. Alessia giocava a pallavolo in una squadra a pochi chilometri dal capoluogo, amava lo sport e aveva tantissimi amici, era una studentessa modello. Fin quando nelle sue giornate in palestra, oltre quella rete che divideva il campo di gioco, si è materializzato un orco travestito da allenatore. G.M., all’epoca poco più che quarantenne, con precedenti penali, aveva già in passato abusato sessualmente delle sue allieve conosciute in oratorio e nelle società con cui aveva collaborato. Il problema è che lui ogni anno trovava una squadra di giovanissime da seguire: Milano, Corsico, Trezzano, Cesano Boscone. Giocatrici fra i 12 e i 16 anni. La maggior parte di loro sono fra le 41 vittime di abusi e violenze sessuali per i quali l’individuo è stato condannato: ha ancora alcuni anni di carcere da scontare ma la pena probabilmente sarebbe stata ancora più pesante se tante altre ragazze avessero avuto la forza di denunciare. Oggi Alessia ha 27 anni, lavora come commessa a Milano e vive nel terrore di dover incontrare ancora quell’uomo che le ha segnato l’esistenza.

Ci racconta come è andata? "Stabilii subito un rapporto molto affettivo con quella persona, mi fidavo come se fosse uno di famiglia. E in pochi mesi anche lui si avvicinò a me. Troppo, in maniera insistente. Mentre mi allenavo si complimentava dicendomi che stavo diventando bella e che ero la sua giocatrice preferita. Ero una liceale troppo ingenua per capire quel fosse realmente il suo messaggio".

Poi però arrivarono parole e apprezzamenti più espliciti... "Esatto. Perché con lui si condividevano altri momenti, non solo in palestra. C’erano le serate in pizzeria con le compagne e non solo, e quando una volta mi feci accompagnare da un amico mi resi conto che quello che doveva essere il mio allenatore era invece una persona possessiva. E con altre intenzioni. Prima mi diceva che era geloso, poi che io ero la sua piccola, e continuava ad accarezzarmi. Cominciai a spaventarmi, soprattutto in un’occasione..."

Quando esattamente? "Una sera in cui mi riaccompagnò a casa. I miei genitori si fidavano di quella persona che poteva essere mio padre, lui fu molto esplicito e disse che si stava innamorando di me. Cominciò a sfiorarmi e poi a toccarsi, rimasi impietrita me non ebbi il coraggio di dire nulla quando tornai a casa. Mi misi a piangere, ne parlai con una mia compagna di scuola e alla fine raccontai quel “segreto“ alla professoressa liberandomi di un peso. Dalla settimana successiva non andai più in palestra. Mia madre e mio padre furono informati dalla mia insegnante, provavamo tutti un senso di vergogna e preferimmo non denunciare. Forse non mi avrebbero creduto. C’erano state tante frasi e apprezzamenti equivoci, mai rapporti completi. Ci pensò la società a cacciare quell’uomo dopo la denuncia di altri genitori, e nel 2012 venne radiato dalla Federazione. Ma se potessi tornare indietro...".

Dopo aver lasciato la pallavolo è cambiata la sua vita? "Sì, perché adoravo lo sport. E invece cominciai a non frequentare più neppure i miei amici maschi. Ci sono stati momenti complicati in cui mi sentivo sola..."

Come ha provato a dimenticare? "Con un cammino terapeutico abbastanza lungo, tante le sedute dalla psicologa. E negli anni sono passata dal senso di colpa e di impotenza alla rabbia e al rancore verso una persona che avrebbe dovuto tutelare la mia adolescenza e che invece mi ha trascinato in un incubo. Poi per fortuna ho trovato un ragazzo di cui mi sono innamorata. E che ha cercato di tranquillizzarmi".

Cosa si sente di dire a tante giovanissime atlete vittime di allenatori-orchi? "Ho letto e seguito le inchieste sul vostro giornale. Purtroppo ci sono ancora tanti, troppi tesserati in tutte le federazioni che nonostante i precedenti continuano ad agire indisturbati, anche con bambine piccolissime. Loro sono le più indifese. Perciò invito tutti i genitori ad essere più attenti e a proteggere i loro figli. E soprattutto spero che mostri del genere stiano in prigione il più a lungo possibile".

 

 

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