Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. Il detto popolare che suggerisce di non coinvolgere figure mistiche in ragionamenti prettamente terreni ben si addice alla storia di un 71enne residente in provincia di Pavia che è accusato di aver dato alle fiamme cinque auto e una moto in un'autofficina di Pieve Emanuele, in provincia di Milano. A incastrarlo sarebbe stata proprio una sua invocazione a un santo. Le forze dell'ordine, che già sospettavano di lui, hanno intercettato una sua invocazione all'interno di un'auto: "Dolcissimo San Michele Arcangelo ti prego aiutami in questo momento più di bisogno e perdona quello che ho fatto, che ho dato fuoco alle macchine. Aiutami con la legge, sta indagando su di me. Fai che non mi arrestano e che non mi condannano, ti prego dolcissimo San Michele Arcangelo, intervieni tu! Porta al Signore tutto il mio dispiacere, le mie lacrime, le mie sofferenze". E rivolto a San Giuseppe: "Ti prego concedimi la grazia che ti sto per chiedere, fa che i carabinieri di Pieve Emanuele non mi condannano e non mi giudicano e non mi arrestano per questo gesto sconsiderato che ho fatto, l'ho fatto solo per rabbia". E così al giudice per le indagini preliminari di Milano, Guido Salvini, non è rimasto altro da fare che considerare le invocazioni come una vera confessione. Il 71enne, che avrebbe agito per vendetta dopo una lite in famiglia, si trova ora agli arresti domiciliari.
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