In manette la gang delle catenine

Sedici colpi in quattro mesi: cinque ragazzi arrestati dalla polizia. Banda in azione di notte tra Darsena e Navigli

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di Nicola Palma

A volte fermavano le vittime con la scusa della sigaretta. Altre volte le abbracciavano come amici. E altre ancora mostravano subito le lame per far capire quali fossero le loro intenzioni. La banda ha colpito per 16 volte in quattro mesi, tra l’inizio di giugno e la metà di ottobre del 2021, anche se il sospetto è che i raid siano molti di più; tanto che gli accertamenti si stanno concentrando pure su una serie di altri episodi andati in scena nei mesi successivi. I blitz avvenivano nelle notti del weekend tra Darsena e Navigli, e, al di là del primo approccio, il copione era sempre lo stesso: il malcapitato, solo o in compagnia di un amico, veniva circondato, malmenato e rapinato della catenina che aveva al collo.

A valle di un’indagine molto complessa, gli agenti del commissariato Porta Genova, coordinati dal dirigente Roberto Guida, hanno arrestato i cinque presunti membri della gang, tutti con precedenti penali per spaccio di droga e reati contro il patrimonio, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per tre di loro e i domiciliari per gli altri due: in manette un egiziano, due tunisini e due marocchini di età compresa tra 18 e 22 anni; due di loro, che non risultano avere una dimora fissa, sono stati rintracciati in una cascina abbandonata a due passi da via Giambellino, il loro riparo di fortuna. Stando a quanto emerso, i componenti della banda non erano legati tra loro da legami di parentela né dal quartiere di residenza: alcuni sono nati in Italia da genitori nordafricani, altri sono arrivati nel nostro Paese da minori non accompagnati e hanno trascorso alcuni anni in comunità. I primi due agguati risalgono al 7 giugno: quella sera, il branco entra in azione nei giardini intitolati ad Attilio Rossi, tra via Conca del Naviglio e via Arena, e prende di mira prima un ragazzo e poi un suo amico, intervenuto in suo aiuto per tirarlo fuori dall’accerchiamento. Dodici giorni dopo, nella notte tra il 18 e il 19, altro colpo in via Vigevano: il giovane riporterà una distorsione a un dito della mano. Il 23 tocca a una donna, derubata della borsetta, mentre un mese dopo il gruppo colpisce sul ponte Alexander Langer, quello che collega viale Gorizia a viale D’Annunzio sorvolando la Darsena. Due giorni dopo, rieccoci in viale Gorizia: "Vuoi del fumo?", la domanda per approcciare un ragazzo, poi rapinato del borsello con i documenti. L’elenco prosegue con due raid in Ripa di Porta Ticinese: in un’occasione, uno della gang si finge ubriaco per abbassare le difese del passante di turno, che in un amen si ritrova circondato dal branco. Tutte rapine "caratterizzate da particolare violenza ed efferatezza", spesso compiute dopo "veri e propri pestaggi" e utilizzando "coltelli, cocci di vetro o altre armi improprie" per vincere la resistenza delle vittime e fiaccarne qualsiasi tentativo di opporsi al blitz. Per fortuna, nessuno ha riportato gravi ferite.

I poliziotti di piazza Venino sono partiti dalle testimonianze dei rapinati, alcuni dei quali hanno fornito descrizioni molto dettagliate degli aggressori e in particolare dei loro indumenti. Un aiuto determinante è arrivato dai risultati dei controlli periodici del territorio, che servono proprio a mappare costantemente le presenze in un determinato luogo della città e ad avere un quadro sempre aggiornato della situazione. I riconoscimenti fotografici di chi ha denunciato hanno fatto il resto, inchiodando i presunti responsabili.

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