Imane Fadil, attesi esiti esami: ma dopo tre mesi la morte resta un mistero

Secondo indiscrezioni, gli accertamenti condotti dal pool di esperti nominato dalla procura non avrebbero chiarito il mistero

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 21 maggio 2019 - I pm di Milano si riuniranno la prossima settimana con i propri consulenti - il pool di medici legali guidato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo - per discutere degli esiti, di cui al momento non c'è alcuna relazione ufficiale, degli accertamenti autoptici, in corso dal 26 marzo, sul corpo di Imane Fadil, la 34enne marocchina tra le testi chiave del caso Ruby, morta in circostanze misteriose l'1 marzo dopo un mese di ricovero all'Humanitas di Rozzano.

Stando a indiscrezioni, tuttavia, i primi esiti non avrebbero chiarito il mistero, anche perché pare che non si sia arrivati ad una diagnosi certa sulle cause della morte e che i primi accertamenti tossicologici siano risultati negativi. I pm precisano, comunque, che allo stato nessuna relazione, nemmeno parziale, è stata depositata in Procura e che solo tra qualche giorno, forse la prossima settimana, potrebbero avere una prima risposta ufficiale col deposito di una relazione. Dopo la riunione con i consulenti, prevista per la prossima settimana, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che coordina l'indagine per omicidio volontario insieme ai pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, potrebbe chiedere anche integrazioni della relazione che verrà presentata ufficialmente agli inquirenti solo nei prossimi giorni.

Lo scorso 26 marzo era iniziata l'autopsia all'Istituto di medicina legale di Milano e gli inquirenti avevano dato 30 giorni di tempo agli esperti per il deposito della relazione finale e poi hanno concesso una proroga data la complessità delle analisi. Gli accertamenti degli esperti sul cadavere della giovane (non c'è ancora stato il nulla osta dei pm alla restituzione della salma alla famiglia per i funerali) sono iniziati solo dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue. Il quesito, a cui gli esperti nominati dalla Procura devono rispondere, prende in considerazione ogni aspetto: si va dall'avvelenamento per intossicazione da metalli (è stata trovata, infatti, una massiccia concentrazione di cadmio, antimonio e cromo) alla morte naturale per malattia (si è ipotizzata anche una forma rarissima di aplasia midollare). I familiari della modella, intanto, stanno seguendo passo passo le indagini, assistiti dai legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano. I consulenti dei pm, tra l'altro, sono anche chiamati ad accertare proprio il motivo per cui dal risultato di un test comunicato alla Procura lo scorso 12 marzo siano emerse appunto «tracce di raggi alfa».

 

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