Il turismo montano fra tradizione ed innovazione

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Cristina

Mottironi*

Per molte località montane lombarde il turismo rappresenta un’attività economica fondamentale, in grado di contrastarne almeno in parte spopolamento e squilibri economici, garantendo agli abitanti possibilità di lavoro e di reddito e la realizzazione di investimenti sul territorio, sia in infrastrutture sia in servizi, che altrimenti sarebbero difficilmente presenti. Il Governo ha dichiarato che nel 2022 avremo 100 milioni di euro, che diverranno 200 strutturali dal 2023, per finanziare interventi sulla montagna.

L’obiettivo è avere finanziamenti che non siano solo compensativi, ma legati alla creazione di un piano strategico di sviluppo e crescita. Il turismo può continuare a rivestire un ruolo di primo piano in questa traiettoria e per la Lombardia ciò si unisce all’ulteriore opportunità di Milano-Cortina 2026. Fondamentale, però, è che questo avvenga in una logica di integrazione con altri settori economici e sociali, a vantaggio delle comunità ospitanti e del settore stesso. Se il turismo montano è primariamente turismo invernale della neve e dello sci, il cambiamento climatico, per l’instabilità delle condizioni di innevamento, rappresenta un elemento di difficoltà. Per converso, consente anche una fruizione dell’ambiente alpino in forme e tempi più diversificati e integrati con le identità di questi territori. La domanda turistica stessa è cambiata e le motivazioni si sono via via articolate in un insieme di attività sempre più ampio, con richieste ormai micro segmentate: sport, benessere, autenticità, cultura dei luoghi e così via. Vi è quindi un progressivo cambiamento nelle modalità e tempi di fruizione di queste destinazioni che testimonia l’importanza di continuare ad innovare il settore per garantirne la tenuta.

*Università Bocconi

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