Il Parco dichiara guerra alle piante aliene

Magenta, nel mirino il ciliegio americano, il ligustro cinese, la quercia rossa, l’ailanto in favore delle specie autoctone

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di Francesco Pellegatta

Il Parco dichiara guerra alle piante esotiche infestanti che “soffocano“ il bosco del Ticino. E in particolare al ciliegio americano. Partirà nei prossimi giorni un massiccio intervento per la difesa e il ripristino della vegetazione autoctona all’interno della zona naturalistica della "Fagiana" di Magenta, su due lotti di bosco di oltre dieci ettari l’uno. L’operazione, finanziata da Regione Lombardia con più di 100mila euro, prevede l’eliminazione di piante come l’ailanto, la quercia rossa e il ligustro cinese in tutte le fasi del loro sviluppo. Ma il nemico numero uno identificato dagli esperti è il ciliegio tardivo, una specie nordamericana molto "aggressiva" in grado di creare gravi scompensi negli equilibri delle foreste che infesta. È stato infatti calcolato che la presenza di questa pianta causa una drastica diminuzione delle specie nostrane, fino al 60% nelle zone colonizzate. "Nella successiva stagione vegetativa ci sarà un ulteriore intervento di rimozione dei ricacci e dei semenzali che inevitabilmente si presenteranno su tutta l’area – ha spiegato il consigliere delegato del Parco, Massimo Braghieri -. Considerata la vicinanza con il centro Lipu, abbiamo concordato con loro gli interventi, in modo da creare meno disagi possibili agli animali in cura nella struttura di recupero". La prima parte degli interventi che stanno prendendo il via terminerà all’inizio del 2022, mentre il secondo round è previsto dalla metà del mese di agosto alla fine di settembre del prossimo anno.

Le ramaglie di piccole dimensioni e una parte dei fusti, inoltre, saranno sparsi nel bosco per creare un habitat utile agli insetti. Il Parco ha spiegato che non verranno invece abbattute piante con cavità che potrebbero diventare nidi di uccelli (in particolari i picchi) o pipistrelli. L’altra soluzione è la cosiddetta "cercinatura", cioè la rimozione della corteccia fino alla porzione di tronco vascolarizzata per limitare la riproduzione della pianta, generando un progressivo appassimento, così da creare dei veri e propri "alberi-habitat". "Nel caso essi costituiscano un reale pericolo per l’incolumità pubblica potranno essere tagliati – spiega il Parco - eliminando la chioma".

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