"Il mercato è dinamico Oltre ai soldi contano tempo libero e famiglia"

"L’aumento delle dimissioni è, in generale, un dato positivo: un lavoratore di solito cambia impiego per ottenere un miglioramento delle condizioni economiche, ma anche organizzative legate alla famiglia". Il giuslavorista Maurizio Del Conte, docente della Bocconi e presidente di Afol Met, a capo dei centri per l’impiego della Città metropolitana, osserva i dati sulla crescita delle dimissioni volontarie e sull’exploit dei licenziamenti.

Una “great resignation“ in salsa milanese?

"La pandemia ha mutato il rapporto che le persone hanno con il lavoro, e un cambiamento di impiego in tanti casi non è dettato solo da questioni economiche o di carriera. Si tende a guardare anche alla possibilità di conciliare famiglia e lavoro, ai benefit che offrono alcune aziende, allo smart working, all’avvicinamento a casa o ad altri aspetti. La crescita delle dimissioni è indice anche di una dinamicità del mercato del lavoro, perché c’è una transizione verso i settori che ora offrono maggiori opportunità soprattutto per le più alte qualifiche. Almeno a Milano non c’è un abbandono del lavoro, ma la legittima ricerca di condizioni migliori, che in questo periodo il mercato offre".

Poi c’è il nodo dolente dei licenziamenti, con una crescita del 78%.

"Anche questo è un segno di assestamento di alcuni settori, così come il ricorso ancora ampio alla cassa integrazione. In generale, nonostante gli effetti della crisi energetica e delle materie prime, per l’occupazione è un momento positivo, perché a fronte dei posti persi se ne sono creati di nuovi, anche grazie alla forte ripresa del manifatturiero e dei servizi".

Quali conseguenze potrebbe avere la stretta sul reddito di cittadinanza?

"Il Governo, dal mio punto di vista, dovrà fare un lavoro organico sulle politiche attive e sul sistema della formazione, con programmi ben definiti. In Lombardia ora abbiamo 800 enti accreditati, con pochi controlli sulle attività svolte: fra gli enti virtuosi si possono nascondere anche quelli improvvisati, che si limitano a erogare ore di lezione senza una reale utilità. Non basta dare fondi a pioggia, bisogna pensare a come indirizzare le risorse in modo da evitare sprechi e abusi".

Andrea Gianni

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