I cittadini non rispettano le regole "La differenziata è troppo sporca"

Sesto, dopo il test a campione andato male sulla plastica, anche quello sul vetro non ha superato la prova. Il Comune potrebbe perdere importanti contributi che valgono centinaia di migliaia di euro

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di Laura Lana

Dopo il test a campione sul sacco giallo, anche l’analisi sulla raccolta del vetro ha dato esito negativo. La differenziata è ancora troppo sporca. Lampadine, ceramica e porcellana, ma soprattutto sacchetti di plastica o compostabili nel bidone verde. "I lettori ottici degli impianti di selezione non vedono il vetro dentro i sacchetti e considerano tutto come scarto, quindi il vetro all’interno viene sprecato: un danno all’ambiente e alle nostre tasche – commenta l’assessore all’Igiene urbana Gianni Fiorino -. Il vetro raccolto è venduto agli impianti di selezione e il ricavato serve a ridurre il peso della Tari: solo per questi imballaggi nel 2021 il Comune ha ricevuto circa 98mila euro". Risorse che potrebbero essere perse, come i 500mila euro per la plastica. Nell’analisi sul sacco giallo era stato superato il limite ammissibile di rifiuto irregolare. "La conseguenza immediata è che potremmo ricevere meno contributi dai consorzi che recuperano gli imballaggi e dovremo pagare di più per smaltire gli scarti. Lo scenario peggiore è la perdita totale delle risorse", chiosa Fiorino. Da anni su questi temi si batte l’associazione Sottocorno, guidata da Massimiliano Corraini. La onlus mette in guardia anche sulla forsu, come già aveva rilevato lo studio di Zero C, la società che gestirà la biopiattaforma. "Sui 5 Comuni consorziati, Sesto ha la qualità dell’umido più scadente: a farla da padrone la presenza di pannolini, pannoloni, plastica e altri residui – ricorda il consiglio direttivo dell’associazione -. La percentuale di materiale non idoneo risulta sempre vicina al 12%, limite che mette a rischio il Comune a probabili sanzioni". A Cologno è un terzo, il 4,1%. "Anche questo dato, fatto presente nelle sedi istituzionali, è stato sminuito. Alla base c’è la mancanza di informazione cronica che porta a commettere errori", spiega la onlus che rilancia l’esigenza di una campagna di educazione ambientale, a partire dalla consulta che da 7 mesi non viene convocata. "Rimane un mistero il perché si siano sospesi gli incontri pubblici iniziati nel 2014 per sensibilizzare la popolazione o perché non si sia perseguita una campagna informativa con manifesti o volantini nei mercati o supermercati". È tempo di cambiare. "Si sapeva che, a parte Cascina Gatti usata come ‘area test’, si era rilevata difficoltà a modificare atteggiamenti scorretti, come si sapeva che l’inceneritore doveva chiudere ed era necessaria un’inversione di rotta rapida, ma abbiamo perso 5 anni per partorire un’app che in pochi conoscono e usano".

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