E' morto Giuliano Barbanti, intellettuale e storico direttore della Faruffini di Sesto

Tra i nomi più noti dell'astrattismo italiano, è stato tra i fondatori della Galleria 'Il Giorno', del Premio Piazzetta che arrivò fino alla Biennale di Venezia, e del circolo Rondottanta

Giuliano Barbanti

Giuliano Barbanti

Sesto San Giovanni (Milano), 30 ottobre 2022 – Se la figura dell’intellettuale dovesse avere un volto, a Sesto San Giovanni sarebbe quello di Giuliano Barbanti. Pittore, scultore, docente, per oltre mezzo secolo è stato un incredibile animatore culturale capace di andare controcorrente. Classe 1936, l’ultimo compleanno festeggiato pochi giorni fa, Barbanti se ne è andato oggi pomeriggio, domenica 30 ottobre. Per anni è stato direttore della civica d’arte Federico Faruffini, la stessa dove aveva trascorso l’adolescenza come studente. Si iscrive a 14 anni. Poi, dal 1952 per cinque anni lavora come grafico all'agenzia di pubblicità Arar a Milano, mentre continua a studiare pittura e a frequentare le gallerie d'arte e gli studi di artisti milanesi. Comincia a esporre in alcune mostre collettive alla biblioteca civica di Sesto, dove diventa un punto di riferimento per tanti altri artisti: nel 1961 con un gruppo di giovani pittori apre la galleria “Il Giorno”, che per anni divide i locali del Rondò con l’ufficio di raccolta pubblicitaria del nostro quotidiano. È tra i fondatori del Premio Piazzetta, che porta in piazza Trento e Trieste i nomi più famosi di tutta Italia che espongono e vendono le proprie opere, molte delle quali acquistate direttamente dal Comune che, ancora oggi, può vantare un collezione unica.

Dopo anni, la manifestazione si evolve, sempre sotto la sua spinta: da mostra di pittura annuale diventa un centro di attività permanente per la promozione di interventi nei quartieri, sulla base delle esigenze espresse dai cittadini e realizzate con il loro coinvolgimento in tutte le fasi progettuali dal 1973 al 1976. Indimenticabile il suo “Cavallo” o “Astronave”: una struttura metallica di grandi dimensioni, disegnata e creata per il gioco dei bambini, installata nel giardino di viale Matteotti dove restò fino alla metà degli anni Novanta. È in quel periodo che nascono i primi murales, sempre grazie al Piazzetta: sui muri dell’Osva vengono dipinti polmoni con le ali, chiara denuncia alle condizioni di lavoro nelle fabbriche. Con gli interventi nel quartiere Barbanti e gli altri arrivano fino alla Biennale di Venezia. Negli anni ’70 stabilisce il suo studio al Quartiere delle Botteghe, un complesso residenziale di viale Casiraghi, rimasto unico nel suo genere, dove per anni operarono fra gli altri artisti come Castellani, Bonalumi, Festa, Marzulli, Curone e Forgioli. Inizia a insegnare disegno e progettazione all'Istituto Rizzoli per le arti grafiche e a raccogliere l’attenzione della critica.

“Mentre tutti si dedicavano all’arte figurativa, io mi immergevo in un percorso tutto sull’astrattismo e sulla pittura modulare”, raccontava Barbanti che quella ricerca non l’ha mai abbandonata. Un’esperienza culminata con due opere entrate a far parte delle collezioni dei musei d'arte contemporanea italiana di Durazzo e del Museum of Geometric and MADI Art di Dallas. Nel 1975, presentato da Gillo Dorfles, allestisce la sua prima personale alla Galleria Lorenzelli di Milano con cui nasce una stabile e duratura collaborazione. Sempre con Gillo Dorfles nel 1993 presenta al Comune di Sesto San Giovanni il progetto per una Galleria Civica d'Arte Contemporanea redatto con l'architetto Amedeo Bellini: rimasto nei cassetti di municipio e Provincia, resterà per sempre il suo grande rimpianto. Dare un luogo che ospitasse esposizioni, dibattiti, una collezione permanente, che facesse ammirare a tutti gli appassionati i quadri creati e acquistati durante il Premio Piazzetta era il grande sogno di Barbanti, che entrò 14enne con i pantaloni corti alla scuola Faruffini e che per 36 anni ne fu l’indimenticato direttore fino alle dimissioni nel 2017. Se ne va oggi un intellettuale vivace e appassionato, impegnato civilmente e politicamente, che fu anche tra i fondatori del circolo culturale Rondottanta.  

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