Ha capito i suoi errori: Formigoni a casa. Il Tribunale di Milano concede i domiciliari

L’ex governatore ospite di un docente

Roberto Formigoni lascia il tribunale di Milano

Roberto Formigoni lascia il tribunale di Milano

Milano, 23 luglio 2019 - «Il soddisfacente percorso di cambiamento maturato durante i mesi di detenzione, ma soprattutto l’aver riconosciuto per la prima volta il disvalore di alcuni comportamenti e la superficialità di molte scelte del passato, a partire dal suo rapporto con il faccendiere Pierangelo Daccò e dalle vacanze sugli yacht ai Carabi». Insomma, un «uomo nuovo» per il Tribunale della Sorveglianza, un uomo «per la prima volta davvero pentito»: ne è convinto il collegio presieduto dal giudice Giovanna Di Rosa, che ieri ha concesso i domiciliari al Celeste Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia finito in cella lo scorso febbraio, dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione nel caso San Raffaele-Maugeri.  In questi cinque mesi Formigoni, per i giudici, ha avuto anche un «buon comportamento in carcere, ha frequentato la biblioteca della struttura, ha saputo tenere un basso profilo con gli altri detenuti che, in quanto ex politico, hanno rivolto a lui molte pressioni e molte richieste». 

E ancora: «È stato valutato positivamente anche il suo periodo di volontariato al Piccolo Cottolengo». Non c’è però solo la «conversione» alla base della decisione della Sorveglianza, nell’atto che ha disposto i domiciliari i giudici spiegano che Formigoni, stando ai termini di legge, «ha diritto ai benefici penitenziari e in questo caso ai domiciliari, essendo lui ultrasettantenne», ne ha appena compiuti 72. E ne ha diritto anche anche perché «il presupposto della sua collaborazione con la giustizia oggi sarebbe impossibile», come avevano già sottolineato i suoi difensori Mario Brusa e Luigi Stortoni. In parole semplici, il carcere per Formigoni sarebbe stato ancora necessario solo se avesse potuto collaborare con nuovi elementi, a prescindere dell’applicazione, retroattiva o meno, della legge «spazzacorrotti». 

Il processo, invece, per la Sorveglianza ha già ricostruito pienamente tutti gli elementi «con grande pignoleria».  Mentre la Procura generale valuta se ricorrere contro questa decisione, Formigoni ieri, molto dimagrito, è uscito dal carcere ed è andato ai domiciliari a casa dell’ amico Walter Maffenini, professore ordinario di Statistica all’Università Bicocca di Milano. I due sono amici di lungo corso e il professore si è detto disponibile a mantenerlo anche dal punto di vista economico. Formigoni ha dichiarato di non avere più nessuna disponibilità di denaro, per la precisione: «Non posso più nemmeno comprarmi da mangiare», questo per via del procedimento della Corte dei Conti e del sequestro di auto, immobili e vitalizio. Il suo patrimonio si aggirava intorno a sette milioni di euro. 

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