Fece esplodere un palazzo a Sesto: il processo rischia lo stop

Verso il proscioglimento l’uomo dichiarato incapace d’intendere e volere. Ma tutto è fermo perché non si sa se sia in grado di stare a giudizio

Le condizioni della palazzina di via Villoresi 46 dopo lo scoppio di 3 anni fa

Le condizioni della palazzina di via Villoresi 46 dopo lo scoppio di 3 anni fa

Sesto San Giovanni (Milano), 18 febbraio 2021 - Non è in grado di stare a giudizio ma non potrà mai esserlo se continua a rimanere ‘parcheggiato’ in una struttura dove non possono curarlo. È il circolo vizioso in cui è caduto R.M., il 75enne che nel gennaio 2018 con il gas provocò un’esplosione che sventrò la palazzina di cinque piani in via Villoresi 46 a Sesto San Giovanni, causando sei feriti. L’uomo è già stato dichiarato da una perizia psichiatrica infermo di mente al momento del fatto e risulta anche incapace di stare a giudizio, quindi deve essere rinviato, in attesa di un miglioramento della sua situazione mentale, il processo che lo vede imputato di disastro doloso. R.M. è però destinato al proscioglimento per incapacità di intendere e di volere.

Ieri i giudici del Tribunale di Monza hanno dovuto disporre un altro rinvio a maggio perché l’anziano, che viveva al quinto e ultimo piano dell’edificio, è ancora ricoverato in una clinica per anziani ad Asti in Piemonte in quanto non risultano disponibilità per accoglierlo in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (le strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari) dove ha disposto che venisse condotto il Tribunale monzese dopo che la consulenza specialistica cui è stato sottoposto dalla Procura di Monza l’ha dichiarato, oltre che infermo di mente, anche socialmente pericoloso.

La struttura dove si trova ora (e dove, tra l’altro, ha accumulato un grosso debito per la degenza che non si sa chi pagherà perchè il 75enne è rimasto vedovo e non ha eredi) non è abilitata a somministrare terapie psichiatriche e invano finora ha chiesto di trasferirlo in un centro adeguato, preferibilmente in Lombardia dove lui risiede e dove quindi dovrebbero prenderlo in carico per l’assistenza, o di farlo tornare sotto la tutela del Centro psico sociale di Sesto San Giovanni dove era già in cura prima del disastro doloso. Altrimenti non si capirà mai se, con i farmaci adeguati, la sua capacità di stare a giudizio potrà migliorare. E con il processo restano in sospeso anche le costituzioni di parte civile delle vittime dello scoppio per vedersi riconoscere un risarcimento dei danni.

 

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