
"Io ho quarantacinque società, tesoro". Così, in una conversazione intercettata dalla Guardia di finanza il 5 settembre 2018, si esplicitavano le macchinazioni per frodare il fisco. L’indagine, coordinata dal pm di Milano Maurizio Ascione, ha coinvolto ex vertici della Econocom International Italia spa, controllata italiana di una multinazionale francese, leader nel settore della fornitura di servizi tecnologici. Un provvedimento del Tribunale del Riesame di Milano ha fatto scattare un sequestro preventivo di beni, fra cui immobili a Milano e a Camaiore, in Toscana, riconducibili a due delle società finite sotto la lente, K Immobiliare e Versilia Land. Al centro dell’inchiesta un sistema che avrebbe permesso di realizzare fatture false per circa 17 milioni di euro, attraverso una rete di 45 società di comodo ricostruita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano. Fra gli indagati per reati fiscali il country manager di Econocom E.T., l’imprenditore Giorgio Cristiano Paolo Veronese e il commercialista Nicolò Gandolfo.
Un maxi-riciclaggio di denaro che, secondo le accuse, avveniva "nelle forme più raffinate delle transazioni finanziarie per il tramite di filiali bancarie straniere, munite di funzionari compiacenti, ma anche nella più classica delle forme dello “spallonaggio“". Attraversando quindi "mezza Europa in treno, con sacchi di banconote in contanti". Il Tribunale del Riesame. nel disporre il sequestro, ha evidenziato che la "libera disponibilità delle società e delle sue risorse finanziarie" potrebbe aggravare "le conseguenze del reato e agevolare la commissione di altri reati". Secondo l’indagine, dal 2014 al 2019 gli ex manager avrebbero sottratto circa 17 milioni, o per acquistare beni di lusso o per creare fondi neri a Dubai, facendo rimbalzare il denaro in conti di mezzo mondo: dall’Ungheria alla Cina, da Cipro alla Danimarca. Gli indagati si sarebbero appropriati del denaro facendolo uscire dalle casse di Econocom attraverso il giro di fatture false.