Iscrizioni all'università: più donne alla Statale, ma alcuni settori rimangono tabù

Primo bilancio di genere della Statale. Franzini: "Premi in punti organico ai dipartimenti che realizzano la parità"

Ricercatrici

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La forbice c’è. Più ragazze iniziano a studiare alla Statale (sono il 59,01% rispetto al 40,99% degli studenti e a una media nazionale del 55,23%), si laureano prima e con voti più alti, ma rimangono aree in cui queste percentuali sono completamente ribaltate e - se si analizza la carriera accademica - il soffitto di cristallo è ancora spesso. Parte dalla fotografia, per analizzare le azioni in campo e lanciare una contromossa, il primo bilancio di genere dell’Università degli Studi di Milano, che è stato presentato pubblicamente in un incontro online che ha visto la partecipazione della ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti.

I numeri. Se per corsi di laurea attinenti alle arti e alle scienze umane il 68,8% degli studenti è donna, nelle aree “informatica e tecnologie“ scendono al 13%, tallone d’Achille anche a livello nazionale. E se nelle aree di “salute e benessere“ le donne rappresentano il 67,31%, alla voce “Servizi“scendono al 24% anche rispetto a una media nazionale del 38%. "Più donne che uomini si incamminano nella carriera accademica – spiega poi, dati alla mano, la prorettrice Marilisa D’Amico, con delega alla Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti –, ma il rapporto di genere si ribalta nelle posizioni più alte e diventano professori ordinari in percentuale maggiore gli uomini (70%) rispetto alle donne (30%)". Sulla governance - nonostante sia il rettore che il direttore generale siano uomini - sono stati fatti passi avanti: è donna la prorettrice delegata - la scienziata Maria Pia Abbracchio, e sono aumentate le prorettrici. Tra il personale tecnico e amministrativo, ad eccezione dell’area tecnica, le donne sono presenti in percentuali nettamente superiori nelle aree socio sanitaria e medico odontoiatrica (93,8%), amministrativa e gestionale (79,9%) e biblioteche (75,5%). Il 57,5% degli assunti con contratto di lavoro a tempo determinato è donna, ma con l’avanzamento della carriera altro imbuto.

Parte la contromossa: "Servono azioni concrete – sottolinea il rettore Elio Franzini –, premiando per esempio, anche con punti organico, quei dipartimenti e quelle strutture dove la parità di genere non sia solo verbale ma realizzata nei fatti". Ci saranno responsabili per la parità nei 32 dipartimenti e saranno create reti interdipartimentali. "Serve un costante monitoraggio dei dati per mettere a terra politiche che intervengono sulle strozzature che ancora impediscono un pieno dispiegarsi della parità, per le lauree Stem o per l’accesso alle carriere universitarie successive al conseguimento del dottorato", ribadisce la prorettrice D’Amico.

Il bilancio di genere della Statale è stato stilato utilizzando le linee guida della Crui, la conferenza dei rettori. Ad oggi sono 40 gli atenei che si sono dotati di questo strumento. Alla Statale è nato un gruppo di lavoro nel 2020. Tra le azioni già messe in campo, anche per conciliare vita-lavoro, il contributo per asili nido o a supporto delle spese scolastiche e universitarie per i figli delle dipendenti e delle assegniste, l’integrazione della maternità, un osservatorio contro la violenza di genere, contro mobbing e discriminazioni, e anche "linee guida per l’adozione della parità di genere nei testi amministrativi e nella comunicazione istituzionali": la sfida parte dalle radici, dal linguaggio stesso. Perché "permangono, anche nel contesto universitario – si legge nel testo – sedimentate abitudini linguistiche androcentriche, radicate entro la struttura grammaticale, e il linguaggio rappresenta anche lo spazio sociale nel quale è necessario incidere per modificare la rappresentazione stereotipata delle donne che domina nell’opinione pubblica".  

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