Milano, l’allarme della pm del pool salute: "Denunciare i medici ormai è patologico"

Arriva quasi un esposto al giorno. Molti solo per chiedere risarcimenti

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano (Ansa)

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano (Ansa)

Milano, 9 ottobre 2018 - Quasi una denuncia al giorno contro i medici. Un numero «patologico» per il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che si autodefinisce con ironia «il maggiore persecutore di medici negli ultimi anni». Anche se nella stragrande maggioranza dei casi tutto finisce in archivio.

Siciliano ha coordinato in passato, fra molte altre, anche l’inchiesta sulla Santa Rita, la cosiddetta clinica degli orrori per l’abbondanza accertata di interventi chirurgici inutili. Ma ieri - a margine del convegno “Responsabilità penale e contabile nelle professioni sanitarie” organizzato dalla Scuola superiore della Magistratura a Palazzo di giustizia - ha sollevato il problema. «Lo scorso anno – ha detto il procuratore che coordina il pool ambiente, salute e lavoro – abbiamo iscritto a Milano circa 300 fascicoli su presunte colpe mediche, in pratica ogni giorno che Dio manda in terra c’è una causa contro un medico. Buona parte di queste cause ha però motivi di tipo strumentale, serve per fare pressioni in vista di una richiesta di risarcimento danni in sede civile». Altre denunce vengono fatte «sull’onda emotiva del dolore. Poi siamo nell’epoca in cui è “vietato morire” e mi arrivano esposti anche per la morte di pazienti di 97 anni». Una mole di lavoro che secondo Siciliano grava sulla Procura in modo insostenibile. «Non ci possiamo permettere questo carico insensato, la massima parte delle denunce finisce con un’archiviazione che è più complicata da scrivere che un capo d’imputazione. Per arrivarci bisogna comunque disporre consulenze che ti fanno entrare in un terreno scivolosissimo, con termini di difficile comprensione e spesso poi, di fronte a una richiesta di archiviazione, c’è l’opposizione delle parti e qui forse qualche responsabilità ce l’ha anche la classe forense. Una causa di questo tipo per noi è una rogna pazzesca».

Il magistrato, che ha sostenuto l’accusa (chiedendo però l’assoluzione) anche nel processo a carico del leader radicale Marco Cappato per il suicidio assistito in Svizzera di Dj Fabo, da trent’anni anni ha assistito a «una crescita esponenziale della cause» alle quali ha guardato all’inizio con favore, essendo frutto anche di «una maggiore consapevolezza del paziente dei propri diritti» e poi con preoccupazione. A far lievitare il numero delle denunce, sottolinea, ha contribuito anche internet al quale spesso il familiare o il paziente stesso si rivolge. In un altro passaggio della sua relazione, Siciliano ha sottolineato come nonostante nel 2017 sia entrata in vigore la legge Gelli che in teoria fissa le linee guida sulla responsabilità medica, «in realtà delle 65 società scientifiche che hanno risposto all’appello per fissare concretamente quelle regole, nessuna è stata accreditata». Al momento, dunque, «non ci sono le linee guida che avrebbero dovuto essere il nostro faro, e non ci saranno per tanto tempo. E quindi il nostro strumento restano le buone pratiche, un vasto oceano in cui ognuno può dire la propria e lo spazio per i consulenti sarà sempre maggiore». Per Siciliano, «eliminare le situazioni di incertezza» in materia di colpe mediche sarebbe «cosa buona» perché c’è anche «il rischio di ingiustizia»: il medico che se lo può permettere «riesce a strapagare» per le consulenze gli esperti migliori, «mentre la Procura stessa, proprio in base alla legge Gelli, ha dei limiti nella scelta degli esperti da consultare».

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