
La polemica nata a Como e arrivata in Vaticano, resta fuori dal portone del Duomo, dove si celebra San Carlo Borromeo. Non si lascia sfuggire un riferimento, né una battuta l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, ma annunciando l’udienza privata di lunedì scorso con Papa Francesco e portando la benedizione e gli elogi del pontefice ai milanesi, sembra voler mettere la parola fine alla vicenda. E pure al chiacchiericcio di chi continuava a sostenere tensioni. L’udienza è stata chiesta da Delpini in persona, per fare il punto dei primi cinque anni di episcopato. Nessuna sa, e può sapere, se si sia fatto cenno a quelle “battute“ sulla nomina del cardinale Oscar Cantoni e sui gesuiti. Negli ambienti della diocesi tendono a escluderlo: Delpini avrebbe evitato, papa Francesco avrebbe sorvolato. Durante l’omelia di ieri in Duomo dedicato al compatrono di Milano, l’arcivescovo ha invece fatto riferimento a sé: "Per questo tempo, forse un’epoca nuova della storia della Chiesa, è stato scelto un vescovo che non ha certo la tempra di san Carlo. Forse è stato scelto perché non sia una specie di protagonista solitario, è stato scelto perché l’edificazione del corpo di Cristo sia un cammino sinodale". Ha poi ricordato l’udienza: "Dopo cinque anni di episcopato ho chiesto al Santo Padre di scambiare con lui qualche parola – spiega –. Papa Francesco mi ha benevolmente ricevuto e voglio portarvi i suoi saluti e la sua benedizione. Mi ha detto che è molto ben impressionato dai gruppi di Milano che incontra, ad esempio i candidati al sacerdozio o i preti che festeggiano i 25 o i 50 anni di Messa. Mi ha detto su di loro parole di apprezzamento e credo che questo sia un segno di vicinanza e di amicizia che ci fa bene". Si.Ba.