
Ivan Perisic
Milano, 13 gennaio 2019 - La contestazione a fine partita dalla balaustra del primo anello rosso di San Siro: «Pirla, vai a fare la doccia...». La reazione veemente del calciatore finito nel mirino, il centrocampista Ivan Perisic: «Vieni giù, vieni giù...». E un Daspo di 3 anni comminato al tifoso e ora bloccato dal Tar: per i giudici, il comportamento del supporter, ritenuto non violento, fu «accentuato e in parte provocato» dall’atteggiamento «minaccioso e provocatorio» del croato. Ripartiamo dal 12 maggio 2018. Stadio Meazza, penultima di Serie A: l’Inter ha appena perso in casa col Sassuolo per 1-2, mettendo a rischio la qualificazione alla Champions League (poi conquistata al fotofinish con la Lazio). C’è delusione, alcuni tifosi se la prendono con i nerazzurri che sfilano a bordo campo per rientrare negli spogliatoi. Perisic si ferma per rilasciare un’intervista tv, e in quel momento avviene lo scambio di battute: «Pirla, vai a fare la doccia...», «Vieni giù, vieni giù...».
Gli animi si scaldano: in tribuna intervengono gli agenti di polizia, che identificano il tifoso originario di Brescia e lo denunciano. Qualche giorno dopo, l’uomo riceve la notifica di avvio di un procedimento amministrativo da parte della Questura. E a metà agosto gli viene notificato un Daspo di 3 anni, vale a dire il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Il tifoso, che nel frattempo ha denunciato Perisic tramite il suo avvocato Luca Broli per le minacce che sostiene di aver ricevuto («Ti ammazzo, ti ammazzo», la frase attribuita al giocatore), presenta ricorso al Tar per ottenere lo stop al Daspo. Due giorni fa, è arrivato il primo pronunciamento dei giudici, che hanno sospeso il divieto imposto da via Fatebenefratelli in attesa dell’udienza di merito. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, il comportamento del tifoso, «pur contraddistinto da modi e toni di particolare foga e veemenza, non appare aver assunto connotazioni idonee a potenzialmente incitare o indurre altri all’adozione di comportamenti violenti». In secondo luogo, argomenta il collegio presieduto da Angelo De Zotti, «dalla documentazione video non è dato evincere l’esistenza di comportamenti di resistenza nei confronti degli operatori del servizio d’ordine e di quelli di polizia».
Infine, «le pur impetuose e colorite manifestazioni di disappunto del ricorrente, indirizzate fondamentalmente ai giocatori della squadra di cui si professa tifoso, sono state peraltro accentuate e, in certa misura, anche provocate dalla repentina e inusitata reazione posta in essere da un calciatore della squadra Internazionale». Il giudizio su Perisic è duro: «In dispregio degli obblighi che devono sempre e comunque informare il comportamento di un professionista sportivo, si avvicinava con fare minaccioso e provocatorio alla zona dello stadio dove si trovava il ricorrente, inveendo al suo indirizzo nonché, con atteggiamento di sfida, ostentando la volontà di raggiungerlo ovvero intimandogli di scendere sul terreno di gioco per una inammissibile quanto ravvicinata resa dei conti».