Da via Borgogna alla Casa della poesia

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Maurizio

Cucchi

Scendo dalla 94 all’angolo con la via Borgogna e constato con piacere che in vari caffè c’è ancora gente allegra che beve qualcosa all’aperto, nel ritrovato freschino di primo autunno. Sarei tentato di sedermi lì anch’io, ma proseguo, perché ho un appuntamento in San Babila per una riunione della "Casa della poesia" di Milano, nobile istituzione meritevole, per le sue iniziative, di maggiore attenzione generale. Mi fermo nella piccola via Cino Del Duca e mi ritrovo davanti ai ruvidi ma accoglienti mattoni a vista del palazzo dove spiccano due targhe: quella dedicata a Giovanni Berchet, il poeta che lì nacque il 23 dicembre del 1793, e quella per Angelo Mazzoleni, (1838-1894), "patriota insigne", lì vissuto per cinque lustri. Compiaciuto da questi rimandi storici, eccomi in via Anselmo Ronchetti (nella targa definito patriota, vissuto tra il 1773 e il 1833), che fu il calzolaio prediletto di Napoleone, fornitore anche dell’imperatore d’Austria e dello zar. Aveva una bottega in via Cerva e fu apprezzato da importanti poeti, scrittori e artisti dell’epoca, tra cui Ugo Foscolo, Giuseppe Rovani che lo cita in "Cento anni" e Carlo Porta, che lo chiama professore e scrive: "Che in quant a fà strivaj lu lè quell’omm Che pò stà impari quan de sia sia al Domm" (Quanto a fare stivali lei è quell’uomo che sta alla pari quando che sia al Duomo"). La via si svolge in un suggestivo budello, che ci riporta a una dimensione cittadina tanto remota quanto affabile. Fervono i lavori per la nuova linea del metrò, il che costringe il buon passante a qualche deviazione, offrendogli una visione non accogliente. Ma ho ancora nella mente le piccole antiche vie dalle quali sono passato e arrivo sereno al mio appuntamento per la poesia.

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