"Se non ti vaccini, non ti curiamo". E la paziente fa causa alla clinica di Varese

Rozzano (Milano), la giovane 22enne soffre di anoressia: espulsa dalla struttura dov’era ricoverata. Da pochi giorni ha trovato posto in un ospedale di Milano

Rozzano (Milano) - Se non sei vaccinata non ti curiamo, e lei si rivolge a un legale. È la vicenda capitata a C.F., 22 anni, residente Rozzano, che da tempo soffre di anoressia. La ragazza, beneficiaria di amministrazione di sostegno, era da tempo ricoverata in una struttura privata di Varese.

"Volevano obbligarla a vaccinarsi, ma lei non ne aveva la minima intenzione – spiega il suo legale, l’avvocato milanese Gennaro Gisonna –. Lei era già ricoverata nella struttura di Varese, quando è sopraggiunto l’obbligo vaccinale. Obbligo imposto dalla legge solo al personale sanitario per evitare l’infezione da Covid. Ma la struttura, arbitrariamente, lo imponeva anche agli ospiti adducendo la motivazione che per legge tutti dovevano essere vaccinati altrimenti la struttura non avrebbe potuto seguirli.

"La ragazza ha insistito nel non voler ricevere la vaccinazione, dichiarando che se si fosse ammalata si sarebbe curata semplicemente con i farmaci. Alla fine una dottoressa del Cps di Rozzano a febbraio si era rivolta al Tribunale di Pavia, competente per territorio, esponendo davanti al giudice il problema, ovvero che la struttura non avrebbe potuto accettare un ospite non vaccinato".

«In udienza con la ragazza abbiamo esposto le ragioni, sia in termini di diritto sia di ricerche accreditate dalla comunità scientifica mondiale, per cui non si riteneva utile per motivi anche di salute di procedere alla vaccinazione anti-Covid – spiega ancora il legale –. A giugno il giudice di Pavia, per cercare di comprendere meglio, ci ha convocati nuovamente e sono state ribadite le medesime motivazioni dell’udienza precedente. In più il sottoscritto ha evidenziato quanto dichiarato dalla dottoressa del Cps di Rozzano circa l’impossibilità della struttura di tenere la beneficiaria poiché non vaccinata".

Gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Varese per aprire un fascicolo a carico della struttura. "Ricordiamo che pur essendo privata, la struttura esercita di fatto un servizio pubblico costituzionalmente garantito. Percependo fondi pubblici per il tramite della Regione. Oggi la mia assistita pesa 35 chili ed è in grave difficoltà. Da pochi giorni è ricoverata in ospedale a Milano. Quando l’hanno messa fuori dalla porta a Varese, impedendole di curarsi, pesava 65 chilogrammi".

 

 

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