Covid, un medico su cinque rischia il burn out

La ricerca della Bicocca: più esposte le donne giovani. Anaao-Assomed Lombardia: "Il problema c’era già, la pandemia l’ha solo aggravato"

Reparto Covid

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Milano -  Non solo il 71,6% dei medici lombardi sospetta di aver sofferto di burn out , e il 59,5% teme di soffrirne in futuro, ma il 18,5%, cioè poco meno di uno su cinque, manifesta proprio sintomi clinicamente riconducibili a questa sindrome che si concretizza in una risposta allo stress lavorativo caratterizzata da esaurimento emotivo, "depersonalizzazione" cioè cinismo, inefficacia professionale. E che colpisce soprattutto chi svolge professioni "a elevata implicazione relazionale". A voler indagare questo fenomeno "sottostimato sia dai colleghi che dalle aziende sanitarie" è stata l’Anaao-Assomed Lombardia, sindacato che rappresenta soprattutto medici che lavorano in ospedali pubblici, e “in tempi non sospetti“, cioè prima della pandemia: "L’idea è nata nel 2019, col Covid ci siamo fermati e abbiamo ripreso lo scorso autunno", spiega Stefano Magnone, il segretario regionale.

E lo studio commissionato a un gruppo di ricercatori della Bicocca, adattato in corsa a valutare anche l’impatto della pandemia, ha mostrato che essa "ha acuito o slatentizzato" il malessere in chi ne soffriva o era predisposto, "ma ha agito da modificatore del fenomeno, non ne ha determinato l’insorgenza", sottolinea Edoardo Nicolò Aiello, psicologo e dottorando in Neuroscienze: se quasi tutti i medici (87,4%) hanno osservato effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo, non sono state rilevate grandi differenze tra chi ha lavorato in area Covid e chi no. Mentre l’impatto era aggravato da variabili più soggettive, come aver avuto cari o colleghi colpiti gravemente dall’infezione. Insomma , quel che da due anni in Lombardia si dice della medicina territoriale, e cioè che la pandemia non ha fatto che metterne in luce problemi già esistenti, è avvenuto anche negli ospedali al contrario considerati l’“eccellenza” del modello lombardo: sulle spalle degli stessi lavoratori che sopportano in silenzio il carico delle inefficienze della sanità extramuraria.

Lo stress dei medici lombardi è stato indagato tra novembre 2021 e marzo 2022 "con rigore metodologico", utilizzando cioè misure psicometriche e uno strumento standardizzato per rilevare sintomi dello spettro ansioso, depressivo e del burn out attraverso un questionario inviato a più di 18 mila professionisti sanitari, anche se l’analisi si è poi concentrata sui 958 medici che hanno risposto (il 31,4% su oltre tremila contattati). Oltre al 18,5% che dà segni di burn out , il 31,9% (quasi un medico su tre) riporta sintomi riconducibili a disturbi dello spettro ansioso e il 38,7% a disturbi dello spettro depressivo.

E le differenze ci sono, ma più che il ruolo giocato nella guerra al Covid pesano l’anzianità anagrafica e di servizio, come fattore "protettivo", e l’essere donna, che al contrario è associato a livelli più elevati di burn out , ansia e depressione, e più bassi di percezione d’essere efficaci (elemento, quest’ultimo, condiviso con gli specializzandi). "Ci sono anche caratteristiche individuali che predispongono al burn out - aggiunge Ines Giorgi, che ha curato la ricerca insieme ai colleghi Aiello ed Elena Fiabane -, e sono le stesse che fanno sì che una persona sia molto motivata nel lavoro: chi ha idealizzato il proprio ruolo professionale è più esposto. Le donne giovani meritano particolare attenzione". Giorgi, trent’anni di esperienza alla guida dei servizi di psicologia di una struttura sanitaria, ricorda che "le aziende per legge sono obbligate a una valutazione periodica" del benessere dei propri lavoratori. Eppure, osserva Magnone, "tendono a trattare questi come problemi del singolo, non dell’organizzazione, e noi sindacati non abbiamo molti strumenti per intervenire".

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