Covid: in Lombardia resta l'allarme terapie intensive

Pazienti gravi in calo a quota 787, ma la soglia di occupazione è ancora il 55%, la più alta in Italia. Da inizio mese la discesa è di 73 unità

Reparto di terapia intensiva Covid

Reparto di terapia intensiva Covid

Milano, 14 aprile 2021 -  Un mese dopo la nuova zona rossa, a un anno dal primo durissimo lockdown, con l’approdo in zona arancione la Lombardia migliora, ma non è ancora fuori pericolo. Nei primi 14 giorni di aprile, infatti, si passa da 860 ricoverati in terapia intensiva a 787, con un calo di 73 unità, 24 solo nelle ultime 24 ore. Tendenza in discesa, ma lenta. E la Lombardia, che ieri contava ancora 94 morti in un giorno e sfiorava la soglia dei 32mila decessi totali, resta ancora in Italia la regione con il più alto indice di occupazione dei posti in rianimazione. Per essere in zona di sicurezza dovremmo stare sotto i 425 posti occupati, su un totale di 1.416 letti pronti o da attrezzare, per una quota limite del 30%. Quella attualmente impegnata, invece, è del 55,6%. La più alta di tutte le altre 20 realtà territoriali, comprese le province autonome. Sopra il 50% rimangono soltanto le Marche e il Piemonte. La media nazionale, infatti, si attesta al 38%.

Un dato che intima prudenza, anche se il calo si riverbera anche nelle corsie dei ricoveri ordinari: 36 i pazienti in meno in ventiquattro ore, ma il totale è di 5.727. Il 1° aprile si era invece ancora a 6.823 pazienti ricoverati. Oltre mille in più, segno inequivocabile di un allentamento della pressione sugli ospedali di tutto il territorio. Anche se non dovunque l’incidenza del virus è identica. Da inizio pandemia, chi ha avuto il numero più elevato di malati in relazione agli abitanti, a sorpresa, è Como: 9.165 casi ogni 100mila residenti. Seguono Varese, con 8.794, e Monza, con 8.380. Chi mostra la minore incidenza è, invece, Bergamo, con 4.247 casi ogni 100mila residenti. Dati influenzati, però, dal tracciamento praticamente inesistente nei tragici mesi di marzo e aprile del 2020. Che la pandemia non abbia ancora allentato la morsa lo dimostrano i 1.975 nuovi positivi di ieri. Metà dei quali soltanto fra Milano e Varese. Certamente una situazione di gran lunga migliore rispetto agli oltre 4mila di due settimane fa. Ma perché questo si traduca in una svolta anche nell’affollamento degli ospedali ci vuole ancora tempo.    

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