Unità speciali, 72 visite in un giorno: "Ma ora non diamo corpi al coronavirus"

Milano la provincia peggiore, i contagi triplicano la velocità. In città si torna sopra i 150 al giorno L’appello dell’assessore Gallera: ho visto giocare a nascondino sotto la Regione, follia vanificare gli sforzi

Una "squadra" Usca lombarda durante la visita domiciliare nell’appartamento di un malato

Una "squadra" Usca lombarda durante la visita domiciliare nell’appartamento di un malato

Milano, 2 aprile 2020 - Hanno visitato a casa 72 persone nel loro primo giorno di lavoro le unità speciali di guardia medica antiCovid entrate in servizio martedì a Milano, due in città e cinque nell’hinterland, otto (con quella di Lodi) delle 13 che l’Ats Metropolitana ha ingaggiato per coprire il suo popoloso territorio, che include la metropoli, la sua provincia e quella del focolaio-madre di Codogno, che ormai viaggia sulla retta del contagio zero. Lo ha detto l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, aggiornando i lombardi sull’operazione “territorio” partita in questa fase due dell’emergenza, in cui "la curva dei contagi in Lombardia non flette, ma rallenta la crescita".

Le Usca , già partite la settimana scorsa nella Bergamasca, sono gli occhi e il braccio dei medici di base, incollati al telefono a monitorare i loro assistiti fragili e quelli positivi al tampone, o contatti stretti di un positivo, o mai testati ma con sintomi influenzali che li fanno entrare automaticamente nella categoria di "sospetto Covid". Il dottore può inviare le unità speciali di continuità assistenziale (due medici volontari armati di saturimetro e protetti come il personale dei reparti infettivi) a visitare a domicilio, e in base al loro rapporto mandare anche squadre d’infermieri antiCovid o proporre il ricovero di un paziente in una "degenza di sorveglianza" sanitaria, se rischia di aggravarsi o non ha le condizioni per isolarsi in casa sua.

Intanto gli ospedali, dopo 41 giorni di trincea, iniziano a respirare, con meno accessi nei pronto soccorso e ricoverati nei reparti, persino di terapia intensiva; il padiglione del Policlinico alla Fiera dalla prossima settimana accoglierà malati da intubare, iniziando ad alleggerire i presidi che hanno attaccato i respiratori nelle aree risveglio delle sale operatorie. La Regione ha iniziato persino a valutare più di cento kit per il test espresso che in un quarto o mezz’ora cerca gli anticorpi dal coronavirus in una goccia di sangue; i primi testati "non hanno dato risultati soddisfacenti", ma si tratta di uno strumento, chiarisce Gallera, che servirà per "una mappatura ad ampio spettro alla fine dell’epidemia".

E l’epidemia è ancora qui, anche a Milano che ieri, pur con un doping di tamponi (settemila processati in un giorno, contro i 4.600 di martedì), e registrando come le altre, assicura Gallera, un allentamento della pressione sugli ospedali, è stata la provincia peggiore per i contagi, segnando un balzo di 611 positivi, quasi triplicato rispetto al giorno prima, che l’hanno portata a 9.522. La metropoli, che martedì era rimasta sotto il centinaio di nuovi casi, è tornata ad aggiungerne 159, quasi come lunedì. "Ho ricevuto almeno tre video, qualcuno ha portato i bambini a giocare a nascondino persino qui sotto Palazzo Lombardia - ha detto in diretta l’assessore –. Siamo riusciti per 20 giorni a non dare al virus corpi di cui nutrirsi, sarebbe folle vanificare tutto adesso".  

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