Comunicare le emergenze: la nuova sfida

Ruben

Razzante*

83,4% degli italiani si è imbattuto almeno in una fake news sulla pandemia e il 66,1% in una notizia falsa sulla guerra. Due cifre che dicono tanto sui rischi di disinformazione che gli italiani corrono durante le emergenze e le situazioni di crisi. I cittadini sono giustamente voraci perché nei momenti di difficoltà cercano maggiormente notizie di interesse pubblico, ma per questo più facilmente corrono il rischio di rimanere vittime di messaggi fuorvianti. La fame di comunicazioni ufficiali, attendibili, certificate è una delle novità più evidenti. Nell’overdose informativa i cittadini cercano punti di riferimento affidabili e tendono a cercarli nell’informazione di qualità prodotta professionalmente, quindi nei media tradizionali e nelle testate on-line più qualificate, ma senza lesinare incursioni in altri canali del web. È quanto emerge dalla seconda edizione del Rapporto Censis-Ital communications dal titolo “La buona comunicazione dell’emergenza quotidiana”, presentato ieri in Senato da docenti, studiosi, addetti ai lavori e rappresentanti delle istituzioni. La pubblicazione contiene un’analisi di tutte le criticità che contaminano l’informazione ed evidenzia i rischi che si corrono quando ci si mantiene in superficie, senza approfondire con cura le fonti. "Regole più severe per piattaforme e social media, programmi di educazione al digitale e alla comunicazione via web, promozione di una comunicazione affidabile e di qualità gestita da professionisti: sono questi - si legge nel Rapporto - gli asset su cui già ci si sta muovendo e su cui occorre insistere per ridurre al minimo il rischio di imbattersi in notizie false o inesatte". Decisiva la professionalità dei giornalisti e dei comunicatori, chiamati a operare con onestà e competenza, usando correttamente anche i profili social.

*Docente di Dirittodell’informazione

all’Università Cattolica

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