Caro bollette e carrello della spesa, la stangata a Milano non si ferma

A gennaio l’Istat registra un ulteriore aumento dell’1,3% dei prezzi al consumo rispetto a dicembre. "È solo l’inizio"

Le famiglie alle prese con i conti

Le famiglie alle prese con i conti

Milano, 27 febbraio 2022 - La fiammata dei prezzi dell’energia unita al carrello d’"oro" della spesa infiamma il carovita. Bruciando sempre di più i salari delle famiglie che hanno scelto di vivere nella metropoli dove case, alimentari e servizi non sono mai stati a buon mercato. A gennaio, secondo l’Istat, l’indice dei prezzi al consumo a Milano ha segnato una variazione del +1,3% rispetto al mese precedente e del +3,9% su base annua. A trainare questa fiammata dei prezzi, i beni energetici che registrano, con l’abitazione, l’incremento dell’8,7% sul mese di dicembre: bollette per elettricità, gas e acqua segnano addirittura +21,4% sull’anno precedente. Il carovita colpisce anche il carrello della spesa: prodotti alimentari e bevande alcoliche segnano +1,2 per cento.

«I rincari si verificano all’origine e riguardano per quel che ci riguarda le carni bianche. A causa dell’influenza aviaria è diminuito il prodotto del 50% e il prezzo all’ingrosso è quasi raddoppiato: ad esempio il cosciotto di pollo è passato da 1,80 euro a 3,30 al chilogrammo" chiarisce Franco Ricci, ambulante per la carne al mercato di viale Papiniano. "Per la carne bovina invece aumenti lo scorso mese non ce ne sono stati ma a causa della contrazione della domanda. Con le bollette super i consumatori per risparmiare tendono a diminuire la quantità di acquisti di carne rossa".

La "stangata" riguarda pure mobili, articoli e servizi per la casa, in crescita dell’1,2% sul mese precedente (+ 3.2% su base annua). Contribuiscono ad abbassare la rincorsa dell’inflazione i prezzi di abbigliamento e calzature che rimangono invariati rispetto al mese precedente e registrano un misero aumento dello 0,3% rispetto a gennaio 2021.

"Confermo che ad oggi non ci sono stati incrementi dei listini ma questo si spiega col fatto che i capi siano stati realizzati mesi fa. Il timore è quello che potrà succedere più avanti" afferma Adolfo Rosa, ambulante di moda nel mercato di via Fauchè e anche titolare di due negozi. "La situazione nelle boutique è al momento più pesante che per l’ambulantato perché devono affrontare il caro-bollette. Per starci dentro i negozianti saranno costretti a ritoccare il margine". A diminuire a gennaio sono anche le voci dei trasporti (-0,5% il dato congiunturale ma +7,3% in un anno) e delle comunicazioni (-0,4% rispetto al mese precedente e -5,3% la variazione tendenziale). Il turbo ai prezzi è una questione nazionale: l’Istat ha appena comunicato di aver registrato a gennaio una "forte accelerazione" dell’inflazione, "raggiungendo un livello (+4,8%) che non si registrava da aprile 1996. Milano assieme a Torino è la città dove si registra una variazione tendenziale più contenuta (+3,9%): il record spetta a Bolzano (+6,2%).

Ma c’è poco da sorridere perché, come ha ribadito una recente indagine del Codacons, il capoluogo lombardo si conferma la città più cara d’Italia: per mangiare occorre spendere in media il 47% in più rispetto a Napoli. Per l’acquisto di un paniere composto da ortofrutta, carne, pesce, pane la massaia milanese sborsa in media 99,24 euro, contro i 67,58 della "collega" napoletana. La voce spesa a Milano erode quindi i salari in modo superiore che in altre zone d’Italia.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro